Lavorare nella natura

Adoravo il mio lavoro. Fare il ranger nel reame boscoso era stata probabilmente l'idea migliore che mi aveva attraversato la testa. Potevo rimanere immersa nella natura e cercare mio padre nello stesso tempo. Sì, perché, alla fin fine, mi trovavo nel regno degli Elfi, e mio padre, nonostante non sapessi nemmeno qual era il suo volto, era un Elfo. Anche se la mia speranza andava scemando, continuavo a vagare per Havok alla sua ricerca. Non volevo arrendermi, forse perché continuavo a credere che anche lui volesse vedermi, conoscere la figlia che non aveva potuto crescere.
Ma non era quello il momento per pensarci. In quel preciso momento dovevo svolgere il mio lavoro e assicurarmi che tutto fosse a posto nei boschi del reame. Sapevo che c'erano altri ranger, ma non avevo mai avuto la fortuna di incontrarli e conoscerli. Diciamo che io e i miei colleghi lavoravamo separatamente. Molto separatamente. A meno che non fossi l'unica tagliata fuori. Poteva essere che gli altri ranger fossero tutti amici, Elfi cresciuti insieme e insieme entrati nel corpo dei ranger. Magari sapevano che una EdhelNer lavorava con loro e si divertivano a sparlare di me. Scacciai quel pensiero. Non volevo credere che gli Elfi potessero essere così maligni, per quanto giovani. Magari li stavo idealizzando un po' troppo, in fondo non avevo mai avuto grandi contatti con gli Elfi, ma mi rifiutavo di dipingerli così.
Passeggiavo tra gli alberi, perdendomi tra i miei pensieri, quando notai un cervo immobile tra gli alberi, con le orecchie ritte, pronte a captare il minimo pericolo. Mi guardava con gli occhi spalancati e i muscoli pronti a scattare. Sorrisi, cambiando strada per non spaventarlo. Sembrava tutto perfettamente in ordine, nessun Orco o un loro alleato nei paraggi. Potevo ritenermi soddisfatta.