Dolce vagare...

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. Dani D. Monkey
     
    .

    User deleted



    Mithra Frazer


    EdhelNer

    MjFMs
    pvg1i
    MjFMs



    Ultimamente, la sua vista era stata piuttosto strana e piena di inaspettate pieghe. Ultimamente era anche il periodo in cui stava decidendo cosa fare della sua vita. Dopo l’incontro con l’hobbit aveva cominciato ad applicare ciò di cui aveva fatto tesoro, vivere la propria esistenza non troppo seriamente, o almeno cercando di separare i momenti in cui era richiesta serietà, da quelli in cui non era necessaria.
    Da allora era stato un susseguirsi di strani avvenimenti, ultimo quell’incontro durante il suo primo giorno di lavoro come commerciante. Ma adesso, nel pieno delle sue crisi esistenziali, Mithra aveva bisogno di fare l’unica cosa che gli distendesse i nervi fino a prosciugarlo, camminare.
    Le strade di Miremel erano molto caratteristiche, osservava tutto attentamente, isolandosi dai rumori, cosicché nella sua mente cominciassero a suonare le prime note di una nuova composizione. Era notte già da diverse ore, oltre a qualche sporadica apparizione di vagabondi o di gente che camminava, la maggior parte poco raccomandabile, non c’era nessuno. I lampioni illuminavano le strade di pietra a dorso di mulo che durante il giorno erano un via vai di gente e commercianti. Quella città era un crocevia di razze e culture differenti, e Mithra apprezzava tutta questa diversità. Nella stessa strada si potevano vedere bancarelle di nani urlanti che vendevano armi e, a venti metri, hobbit che vendevano prodotti freschi del proprio orto. Gli umani, com’era logico, erano la razza più eterogenea, erano dei gran negoziatori e, con la sufficiente esperienza e la loro parlantina, erano in grado di convincere una farfalla a comprare un retino per farfalle.
    Il cielo stellato e limpido era squarciato da una falce bianca, protagonista assoluta di quella notte ventilata ma serena. Continuò a camminare evitando un mucchio di stracci che si trovavano ai bordi della strada, e svoltò a sinistra. La strada stava acquisendo una certa pendenza che lo avrebbe portato ancora più in alto rispetto al livello del mare. Certe volte temeva questa sua naturale assuefazione dall’oscurità; non che pensasse di avere chissà quale oscuro fine, ma tutto questo fascino per le ore buie lo spaventava.
    L’aria, nonostante fosse salito solo di non più di mezzo metro, era già diversa. Respirava l’aria della scogliera mentre gli archi nella sua mente acceleravano il ritmo. Sentiva le corde stridere e accaldarsi mentre la melodia aumentava di intensità.
    La magia o la via della spada? Quale delle due strade era più adatta a una persona della sua indole. Il sangue umano che scorreva copioso nel suo sistema circolatorio, lo aveva reso estremamente duttile e capace. Aveva si una forte passione per le sue origini elfiche, che gli davano un che di nobile, ma ammirava altrettanto la sua parte umana. La versatilità, la capacità di adattamento, non ai luoghi, ma alle altre razze, e infine l’innata diplomazia, facevano degli umani una razza davvero completa. Cambiò idea sulla notte, anche quello faceva parte della sua indole umana, creature lunatiche come gli esseri umani erano rare, non solo in Havok supponeva.
    Il fatto che fosse affascinato dalla notte era estremamente positivo, appunto perché lui era tutto fuorché una creatura oscura. Sapeva che avrebbe incontrato creature tendenti alle arti oscure, con spiriti e anime estremamente corrotte, per natura o per lo svolgersi degli eventi, poco importa.
    Si ha paura solo di ciò che non si conosce, per questo amava il sapere.

    Stava percorrendo una strada sulla quale erano stati svolti da poco dei lavori di ristrutturazione. Aveva smesso di salire, e svoltato a destra, infilandosi in un vicolo stretto. Guardò in alto e vide ancora la falce brillante alta nel cielo. Il vento si era incanalato nel vicolo e aveva aumentato leggermente la sua intensità, muovendo i capelli di Mithra, senza però farli ricadere davanti agli occhi. Sorpreso, si rese conto che le vetrine ai lati del viottolo erano colorate, raffiguravano scene diverse, alcune di guerre, altre di incontri tra le razze, altre ancora erano semplicemente dei paesaggi lontani e a cui il giovane mezz’elfo sperava di poter arrivare un giorno. I mosaici di vetro luccicava e riflettevano la luce della luna, più brillante del solito nonostante l’esile spicchio da cui era formata.
    -Chissà chi altro la sta guardando…Sho? Mia madre? Un nano dall’altra parte di Havok, forse persino un orco…-
    Quest’ultima ipotesi lo nauseava, ma poteva essere reale. Non escludeva niente.
    Sua madre era una donna profondamente ottimista. Conosceva gente, al contrario, totalmente avversa a considerare che ci potesse essere del bene. Tutto dipendeva dalla propria esperienza e dalla propria conoscenza. Lui si definiva realista. In realtà odiava etichettarsi, ma se proprio avesse dovuto, si sarebbe certamente catalogato così.
    Creava nella sua mene delle aspettative su una cosa, una persona, un luogo, e spesso andava vicino a quella che era la verità. Nel caso di errori aggiornava il sistema, e tutto finiva per coincidere.
    L’unica cosa che non riusciva proprio ad avere chiara nella testa era proprio la più importante, il suo futuro.
    Ai bordi della strada vide una panca di legno. Qualcuno do0veva avervi poggiato qualcosa di caldo poco prima, sulla superficie si erano formate alcune gocce di condensa. Vide anche diverse frasi e disegni intagliate sullo schienale, anch’esso di legno, con coltelli o spilli. Prese il suo coltello e scrisse la data, e sotto la parola “spiriti”.
    Gli venne in mente che, almeno così aveva letto, alcune tribù credevano di poter cacciare o allontanare spiriti e fantasmi con il ferro. Aveva letto di gente che dormiva con il ferro da stiro sotto il letto e il falcetto per mietere conficcato nella porta, cosicché alcuno spettro potesse avvicinarsi a lui durante la notte.
    Lui aveva il coltello, era al sicuro.
    Si distese sulla panca, mettendo il braccio sinistro dietro la testa, per tenerla leggermente sollevata.
    Continuò a riflettere fino a che il suo pensiero non si tramutò in un sussurro.
    <<che faccio?>>
    L’alito di vento che quasi contemporaneamente soffiava, portò con se le parole, lasciando al mezz’elfo dubbi e angosce.
    La musica adesso era dolce, la città attendeva la risposta alla sua domanda.


     
    Top
    .
  2. LunaTyche
     
    .

    User deleted



    Ithil


    Elfo

    MjFMs
    AsKoU
    MjFMs



    Nuovamente a Miremel e stavolta di mia spontanea volontà. Essere tornata nella città dove avevo conosciuto Lastor mi aveva fatto tremare qualcosa nel cuore, qualcosa che tentai con tutte le mie forze di tenere buono fino all'arrivo al mio piccolo alloggio. Il ritorno a Tagath non era stato dei migliori e ricordare era l'ultima cosa che volevo fare in quel momento. Non volevo essere solo Ithil, la principessa degli elfi, io volevo molto di più. Quando varcai la soglia della mia camera le guardie si sincerarono che fosse tutto apposto e andarono via, facendo ritorno a Tagath mi sentii finalmente libera ed indipendente, libera di essere, per quei giorni di addestramento alle arti magiche, solamente Ithil. Fu proprio il senso di libertà a spingermi, nel cuore della notte, a camminare per le strade della città senza una reale meta, stavolta fermamente convinta del fatto che non avrei bevuto, non più. Fasciata in un abito bianco di velo, avevo indossato da sopra il mio mantello scuro blu notte dall'ampio cappuccio che tenevo fermo sulla testa. Al collo la stella del vespro, la collana dell'antica generatrice della stirpe mi faceva sentire al sicuro, protetta da ogni cosa. Si narrava presso gli elfi che avesse un potere eccezionale e che sprigionasse un'intensa luce blu-azzurro quando era nel pieno del proprio potere. Ma da quando la possedevo io non aveva dato segno di "vita" e speravo fermamente che fosse solo per le mie capacità magiche assopite e non per inadeguatezza. Il profumo del mare trasportato dal vento tiepido del sud accompagnò ogni mio pensiero mentre camminavo, facendomi sorridere istintivamente portai le mani dietro la schiena cominciando a cantare una vecchia canzoncina che mia madre da piccola mi cantava ogni volta che andavamo al lago insieme
    Lilidith elvanui
    Elleth alfirin edhelhael
    O hon ring finnil fuinui
    A renc gelebrin thiliol...

    Lilidith la bella elfa
    Immortale fanciulla elfica saggezza
    Per lui (Asura)perse i suoi capelli neri come la notte
    E le braccia come argento scintillante...

    Nella mia testa quel dolce cantilenare prese sempre più piede fino a farmi muovere le labbra in un sussurro, un sussurro che si fece più presente e più vivo quando mi accorsi che la strada che percorrevo era totalmente deserta. E più camminavo, più la mia voce si intensificava in quel canto, fino ad arrivare alla parte più alta della città che ormai la mia voce era diventata piena, limpida, chiara in quella notte nera dalla luna crescente. Mi fermai, senza neanche pensarci, accanto ad un piccolo muretto di pietra dal quale, sporgendosi bene, si poteva intravedere il mare.
    Un'altro profondo respiro e gli occhi delicatamente si chiusero beandosi del silenzio della notte: solo il pensiero di Lastor balzò nuovamente nel cuore senza preavviso facendomi stringere in gola. Il mio canto si fermò. Gli occhi percorsi da lacrime senza un reale senso si aprirono sul mare come in cerca di una risposta e poi, in uno scatto, mi voltai come a ripudiare quel cielo notturno che mi affollava troppi pensieri. Fu solo in quel momento che,poco lontano da me, notai una figura sdraiata a guardare le stelle, una persona che forse avevo infastidito con il mio canto insistente.


    scusa il post oooooorrriiiibile ç_ç
     
    Top
    .
  3. Dani D. Monkey
     
    .

    User deleted



    Mithra Frazer


    EdhelNer

    MjFMs
    pvg1i
    MjFMs



    La melodia prendeva corpo nella sua mente, nuova e ancora verace ma che sicuramente avrebbe offerto numerosi spunti al giovane compositore. Le stelle alimentavano la sua fantasia, aprendo nuovi percorsi e rivelando l’associazione di note nuove e mai prima d’ora assemblate. Chiuse gli occhi, assaporando le note, saggiandole una ad una fino a che una sfumatura estranea si insinuò nel suo pentagramma.
    Una voce dolce, cantilenante, soave.
    Stranamente si incastrava in modo naturale proprio a ciò che nella mente di Mithra stava prendendo corpo. Attimo dopo attimo, il suono si faceva più intenso e melodioso, quasi come se la creatura stesse man mano prendendo sicurezza e confidenza con le parole. Il giovane rimase con gli occhi chiusi, senza smettere di comporre, plasmando il suono come creta in mani esperte e abili, in specialmente oboe e viole si adattavano alla voce delicata che ripeteva la filastrocca, avvicinandosi. Improvvisamente la magia si spezzò, il suono cessò.
    Come in preda ad un incubo, Mithra aprì gli occhi. Era disorientato.
    Il vento soffiò scompigliandogli i capelli, restituendo lucidità e reattività al suo pensiero. Qualcuno doveva essere lì vicino. Gettò la testa all’indietro, ma non vide nulla oltre ad una fioca luce che illuminava l’angolo della strada, c’era anche un tombino dal quale fuoriuscì uno strano fiotto d’acqua putrida, al quale però non prestò attenzione. Sforzò dunque gli addominali, contraendoli in maniera da poter alzare il busto.
    Davanti a lui, a non più di sei o sette metri di distanza, una figura incappucciata lo osservava. Il volto non era visibile data l’oscurità e un cappuccio che ne celava i lineamenti. Inclinò la testa di qualche grado a sinistra cercando di studiare la creatura. Nonostante il suddetto cappuccio con relativo mantello blu, e un velo bianco sopra di esso, le fattezze generali erano chiare agli occhi di un osservatore non troppo distratto.
    La fisicità, minuta ed esile, ricordava quella delle creature nobili, anche la voce, tornando con la memoria a pochi istanti prima, era acuta e delicata, femminile dunque. Le vesti sembravano pregiate, il che la collocava in una fascia elevata, se non addirittura nella nobiltà.
    Si mise a sedere in modo composto sulla panchina, non volle alzarsi, ne invitarla a sedersi li accanto. Data l’ora e il fatto che comunque si trovassero nei sobborghi della città, non voleva certamente apparire un maniaco o un malintenzionato, il fatto che comunque vagasse così tranquillamente da sola denotava una certa sicurezza. Non doveva essere una sprovveduta.
    <<mantello blu, molto interessante..>>, disse con tono sereno. Ogni volta che vedeva qualcosa di nuovo lo collegava a ciò che aveva letto. <<sa, ho letto che in certi luoghi, il mantello blu era visto come una forma di difesa. Pensavano che essendo il colore della notte, e dunque del sogno, permettesse al portatore di vagare tra il mondo reale e quello dei sogni appunto..>>
    Fece qualche istante di pausa affinché le sue parole potessero attecchire nella mente della fanciulla, o presunta tale.
    <<..e analizzando il modo in cui cantava e l’intensità con cui lo faceva, direi che non sono andati molto lontani dalla realtà. Di certo era nel suo sereno e personale mondo; i due universi, nella sua cantilena, erano in fusione perfetta. Me ne compiaccio.>>
    Senza alzarsi, sempre per non suscitare nella donna reazioni fuori luogo, chinò leggermente il capo in avanti, accennando una riverenza. Adesso l’unico suono udibile era quello del fragore onnipotente del mare. L’aria era pervasa da quel potere, e la salinità dell’acqua era percettibile persino con le sensibili zone della lingua.
    <<scusate la digressione, madame. Il mio nome e Mithra e, vi prego, non smettete di cantare.>>
    Il connubio tra la lingua elfica e la voce della donna era perfetto. Non aveva mai scritto niente in elfico per le sue composizioni. Forse perché lo capiva a malapena. Forse perché studiarlo lo avrebbe riportato indietro nel tempo, quando tutto era diverso.
    Attese con ansia la risposta, o almeno la reazione, della donna, mentre ancora nella sua mente risuonava l’opera interrotta.


     
    Top
    .
  4. LunaTyche
     
    .

    User deleted



    Ithil


    Elfo

    MjFMs
    AsKoU
    MjFMs



    In poco tempo lo sguardo dell'uomo sdraiato si posò su di me e mi fece zittire. Ogni volta che gli occhi di qualcuno si posavano su di me le mie reazioni erano diverse e non perché lo sguardo di qualcuno potesse intimorirmi o trasmettermi sicurezza, quanto più il mio stato d'animo mi faceva reagire in modi diversi magari al medesimo sguardo. Ero abbastanza lontana da lui, ma potevo avvertire il suoi occhi posarsi su di me e scrutarmi, tentare invano di cogliere i miei lineamenti sotto l'ampio cappuccio che portavo sulla testa. La notte non mi permise in primo momento di distinguere i tratti ed i lineamenti del giovane ma la sua voce mi lasciò intuire che le sue intenzioni non erano delle peggiori. Mi ero fidata del mio istinto con Lastor mi sarei fidata nuovamente del mio istinto nonostante la scottatura. Parlò riguardo al mio mantello e abbozzai un sorriso, ignara di quella vecchia diceria mi ci ritrovai pienamente e alzai gli occhi in alto mantenendo il dolce sorriso sul volto. Un contatto tra il mondo dei sogni e quello reale, una sorta di "soglia" da oltrepassare ogni qual volta si desidera, la protezione dal mondo esterno che ognuno vorrebbe avere. Presi un bel respiro e mi incamminai: lasciai che l'aria del mare invadesse le mie narici e i miei polmoni, lasciandomi tra le labbra il sapore della salsedine e della notte miste insieme, mi fermai a pochissimi passi dall'uomo e rimasi in silenzio, lasciando che le sue parole ancora giungessero alle mie orecchie. Quando riprese a parlare mi disse che dal modo in cui cantavo e dall'intensità del mio canto si poteva intuire che ero nel mio piccolo mondo lontano dal vero, compiacendosi quasi per il connubio che ero riuscita ad esprimere con il solo strumento della voce. Se avesse ascoltato quella vecchia favola cantata da mia madre probabilmente mi avrebbe ritenuta una principiante. Lei, nella sua eterea presenza e con il suo dolce canto, riusciva a canalizzare ogni attenzione su di lei e a suscitare emozioni così forti da scatenare riso o pianto. Per tutto il tempo che l'uomo parlò io rimasi immobile, ascoltando le sue ultime parole nelle quali finalmente rivelò la sua identità, mi chiese di cantare ancora e di scusarlo per la regressione. Il sorriso di fece più dolce e una smorfietta di ironia mi si stampò sul viso
    Non dovete scusarvi giovane amico è sempre bello imparare cose nuove ed è un'onore che vogliate condividerle con me
    dissi quasi in un sussurro, con quel tono pacato e docile che mi distingueva sempre, quel tono quasi materno e mellifluo che tendeva a stupire le persone
    ma il mio canto era solo una vecchia favola che si narra ai piccoli elfi quando non vogliono imparare la storia della propria terra....nulla di speciale
    aggiunsi facendo spallucce, avvicinandomi ancora di qualche passo tenni le mani dietro la schiena senza scoprire il capo e parzialmente il volto
    il mio nome è Ithil...è un piacere fare la vostra conoscenza giovane Mithra
    dissi ancora fermandomi proprio accanto, posando i miei occhi sul suo volto scrutai il suo sguardo in cerca del suo animo. L'istinto non avrebbe fallito ancora, ne ero certa

     
    Top
    .
  5. Dani D. Monkey
     
    .

    User deleted



    Mithra Frazer


    EdhelNer

    MjFMs
    pvg1i
    MjFMs



    Era stata la stessa fanciulla ad avvicinarsi a lui. Aveva sorriso, almeno così parse a Mithra, rivelandogli che quella che stava cantando non era altro che un’antica favola.
    -Che stupido! Non ho mai fatto ricerche sul folklore elfico, dovevo pensarci prima!-
    Ithil adesso si trovava a pochi passi da lui, ma nonostante fosse così vicina il ragazzo non riuscì a distinguerne i tratti e la fisionomia. Almeno non del tutto. Incrociò per un istante i suoi occhi, gli parvero azzurri, e il mondo attorno a lei si oscurò. La concentrazione di Mithra si canalizzò tutta sulla ragazza. Divenne tutto buio attorno a lei mentre la sua immagina sembrava brillare di una luce propria, fu in quel momento che Mithra li vide.
    Non era la prima volta che gli succedeva una cosa del genere, quando ripensava alla morte di suo padre, anche li quel fenomeno si ripeteva, ma sta volta l’effetto sembrò decuplicato, più intenso, tanto che temette di esserne travolto.
    Dal luminoso contorno dell’elfa cominciarono a diramarsi centinaia di linee colorate, sinuose e docili alcune, più nette e decise altre. Erano di colori differenti e alcune, avevano si una sfumatura dominante, ma ne contenevano anche tante altre. Fluivano dal corpo della giovane come fiumi che scorrono al contrario, andando dal mare alla cima ghiacciata della montagna. Ogni colore, o sfaccettatura, aveva nella mente del mezz’elfo un significato diverso, rappresentava un aspetto diverso della donna. Vide numerose linee rosse, o tendenti al cremisi, segno indiscutibile di forza e prepotenza, e amore; alcuni fasci blu o azzurri, che denotavano un certo spirito sognatore, che aveva già potuto notare, e che le davano una certa ambiguità; fu sorpreso nel vedere alcune sfumature violacee, segno di una certa ferocia e a volte cattiveria.
    Tutto durò un istante. Era come se gli avessero scoperchiato la testa per inserirgli ogni singola emozione dello spettro umano, tutti in una volta e, non riuscendo a farle entrare tutte, qualcuno stesse spingendo per farcele stare con forza.
    Dovette distogliere lo sguardo. Guardò a terra, dove un nugolo di formiche si accalcavano su un pezzettino di pane. Lo avevano circondato, cercando di capire quale fosse il modo migliore per trasportarlo. Continuò a fissare per qualche secondo, poi riprese a parlare, cercando di sembrare più naturale possibile.
    <<posso chiedere, senza sembrare inopportuno, cosa fa una fanciulla come voi in mezzo alle vie deserte di Miremel, in piena notte?>>
    Non capì se fosse riuscito nel suo intento di apparire rilassato. Probabilmente una creatura con quella sensibilità avrebbe comunque notato che qualcosa lo aveva turbato.
    Ritornò all’immagine colorata precedente, gli era sfuggita una linea che prepotente avvolgeva tutte le altre. Quella verde, ambizione e carisma.
    Riflette ancora per qualche istante, tornando a guardare le formiche che, adesso trasportavano ordinatamente quella mollica ormai secca. Un altro processo creativo era iniziato a prendere il largo, la sua nuova composizione avrebbe avuto per titolo e per cornice quella serata, quella conversazione e quella ragazza.
    -Ithil…?-


     
    Top
    .
  6. LunaTyche
     
    .

    User deleted



    Ithil


    Elfo

    MjFMs
    AsKoU
    MjFMs



    Quando mi avvicinai a lui tanto quanto bastava per scrutare i suoi occhi,lo sguardo del ragazzo sembrò perdersi su di me come se nella sua testa non esistesse più alcun filo logico. Mi sentii stranamente osservata e studiata ma lui apparve appena appena agitato forse solo dalla mia presenza. Presi un bel respiro e aspettai che parlasse ancora, mentre il suo sguardo vagava adesso da me al pavimento non feci altro che aspettare le sue parole che arrivarono con il tono di chi si risveglia dal sonno. Mi chiese cosa ci faceva una fanciulla come me nel bel mezzo delle strade di Miremel a quell'ora. Sul volto mi si accese un sorriso ma in quel sorriso forse c'era la spiegazione del tutto: sentii di aver stampato in volto un sorriso amaro e carico di lacrime, se così si poteva dire, un sorriso che mi sarei volentieri risparmiata al cospetto dei miei cari. Presi un bel respiro e mi avvicinai ulteriormente, senza però accomodarmi sulla panchina difronte a me sulla quale Mithra rimaneva seduto
    voglia di schiarirsi le idee mio giovane amico,tutto qui
    sussurrai appena con una vena di malinconia e tristezza che permearono a tratti la mia voce. Poi un'altro bel respiro profondo e lasciai il mio cappuccio scivolare via dalla testa come per prendere una grossa boccata d'aria, come se quella stoffa sul capo che fino a poco prima mi aveva protetta, adesso mi opprimesse e non mi lasciasse davvero respirare
    camminare aiuta a pensare e io ne avevo particolarmente bisogno
    conclusi riaccendendo il sorriso sulle labbra mostrandomi adesso più serena. Non sapevo perchè con determitane persone riuscissi ad aprirmi anche se completamente sconosciute, lo facevo e basta. Lo avevo fatto con chiunque avesse suscitato in me quel senso di tranquillità e protezione e mi era sempre andata di lusso a dire il vero, forse solo l'ultima esperienza con Lastor mi aveva davvero bruciato le ali, come una falena che vola troppo vicino alla fonte di calore e cade al suolo. Rimasi per qualche secondo ancora a fissare Mithra ed inclinai il capo come a scrutare il suo volto meglio, per cogliere magari qualche pensiero che fosse sfuggito dalla mente del ragazzo passando per gli occhi
    e voi? come mai state sdraiato su una panchina nel cuore della notte! Non avete una casa?
    chiesi quasi impertinente e troppo curiosa, curiosità che spesso infastidiva o divertiva i miei interlocutori a seconda dei casi.

     
    Top
    .
5 replies since 24/5/2012, 20:21   96 views
  Share  
.