The end at the beginning

evoluzione Aroch in Uruk

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  1. Sarcad®
     
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    Aroch gro-Dragol


    Orco

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    Tutto accadde repentinamente.
    Era come se qualcosa mi chiamasse, al di la di un sentiero posto davanti a me. Una sensazione strana, strana da avvertire come da descrivere.

    Avevo passato la vita a cacciare, a inseguire prede, a combattere nemici, a scontrarmi con i miei fratelli nel cerchio di pietra.
    E mi era sempre bastato. Sapevo di star facendo tutto per il mio clan. Eppure...
    Quella mattina qualcosa era diverso. Era come se potessi fare qualcosa di più, per il clan.
    Mi alzai presto. Prima della mia compagna, che lasciai dormire nel giaciglio di paglia.
    Mi diressi alla capanna dell'Uruk...ma non vi entrai. Ero li per domandargli qualcosa... forse qualcosa che non sapevo nemmeno io.
    No, non era dall'Uruk che dovevo andare.
    Era presto, il villaggio era deserto. La luce del sole ancora non si affacciava sul mondo, ero il solo orco sveglio.
    Preparai in fretta il necessario: qualche provvista, le armi, la tenda.
    E partii. Senza dire niente a nessuno, senza salutare i miei fratelli, senza nemmeno fare colazione.

    A mezzogiorno ero alle appendici del vulcano.
    Alto, imponente. Massiccio, eterno.
    Se avessi dovuto paragonarlo a qualcosa, lo avrei paragonato ad un Orco.
    Abbandonai la tena e le cose inutili e cominciai la scalata.
    Mentre la pendenza aumentava, il terreno cambiava di consistenza, mentre il terreno molle e paludoso cedeva il passo alla cenere e alla roccia lavica solidificata.
    La terra ora era calda, pulsante.
    Salì sempre più in alto, per conquistare quella cima che altri prima di me avevano tentato.
    Non tutti avevano fatto ritorno da quel luogo sacro.
    Perchè quello non era solo un vulcano... quella era l'eterna Prigione.
    Li risiedeva il Padre di tutti noi... Asura.

    Mi liberai degli indumenti superiori, restando nelle braghe di pelli e nelle calzature di tela. La spada e l'arco legati alla schiena, il pugnale al fianco. La pelle verde scintillava di sudore, i muscoli si tendevano fino allo spasmo.
    E finalmente, quasi senza accorgermene, raggiunsi la vetta.

    Fui spiazzato dal calore della lava che gorgogliava sotto di me, qualche centinaio di metri dal ciglio del cratere.
    Ma sopratutto non sapevo cosa fare. Non avevo mai chiesto al capo villaggio cosa era successo si questa cima... nessuno lo faceva mai.

    Caddi in ginocchio quasi senza accorgermene, vinto dalla stanchezza. Respirai forte, urlai, mi battei il petto con i pugni chiusi.
    Pregai il Padre di ascoltarmi.

    Poi il silenzio. Un silenzio assordante.

     
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  2. -Midnight-
     
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    Il silenzio assordante continuò a lungo, tanto che molti avrebbero girato i tacchi e sarebbero tornati indietro. Si metteva alla prova la pazienza dell’orco. Per qualche strano motivo però, Aroch decise di restare in quel silenzio, un silenzio che aveva del paradossale. Un silenzio assordante. Il vulcano cominciò ad agitarsi, come se fosse sul punto di eruttare e, in quel momento, quando la disperazione avrebbe colto chiunque fosse abbastanza saggio da capire di essere spacciato, Aroch sentì una voce nella sua testa. Lo chiamava, lo desiderava, lo spronava. Tutti questi significati insieme con una sola parola. Asura lo stava chiamando per nome come se stesse facendo un evocazione. Sembrava conoscerlo dal tono che usava, come un padre che parla al proprio figlio prediletto, il proprio figlio amato. Da prima il richiamo era apparso appena udibile ma ogni volta che veniva ripetuto aumentava di intensità.
    Aroch perse i sensi senza neanche accorgersene. Quando si risvegliò, era in un luogo buio. Non c’era luce alcuna, buio totale. L’unica cosa che poteva fare luce era una fiaccola che aveva in mano ma, inaspettatamente, illuminava solo un metro davanti a lui, come se poi la tenebra fosse troppo forte. Si trovava sperduto in questo luogo oscuro. Come una guida, apparve ancora una volta la voce di Asura a chiamarlo. Questa volta arrivava da lontano ma Aroch riesce a distinguerne chiaramente la provenienza. Avrebbe dovuto vagare nelle tenebre con solo quella torcia verso la voce del padre di tutti gli orchi. Avrebbe dovuto fidarsi della voce che sentiva, avrebbe dovuto avere una qualche sorta di fede.
     
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  3. Sarcad®
     
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    Aroch gro-Dragol


    Orco

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    Per un primo momento pensai che fosse stato tutto inutile.
    Forse mi sbagliavo, forse non ne ero degno.
    Pensai al villaggio... con quale coraggio sarei tornato in dietro, dopo essere stato rifiutato da Asura stesso?
    Avrei potuto mentire, dire che ero uscito a caccia, che quella vergogna non era mia.
    Sarebbe stato anche peggio, avrei buttato il mio valore in pasto ai porci, come il più vile degli Elfi.
    Ma no, non mi diedi per vinto.
    Quel silenzio era così assordante che mi scuoteva il petto come quando ero nel mezzo di uno scontro.
    Non era solo l'ansia di essere al cospetto della propria divinità... era qualcos'altro.

    Poi, senza preavviso, la montagna tremò.
    Il mondo intero tremò.

    Mi alzai da quella terra bruciata, guardandomi attorno allarmato.
    Il vulcano non era famoso per la sua tranquillità, e non era raro vedere un rivolo di lava che fuoriusciva dal gigante di pietra, di tanto in tanto.
    Se fosse successo in quel momento, difficilmente sarebbe sopravvissuto.
    Gli Orchi erano una razza resistente... ma non erano certo ignifughi.

    Una voce gli fece spalancare gli occhi per la sorpresa.
    Qualcuno chiamava il suo nome.

    mi voltai, preso dalla frenesia, come a cercare la fonte di quella voce.
    Ma non era una voce che proveniva da qualche luogo. Era nella mia testa.
    Lo stavo immaginando? Ero forse impazzito?
    No.

    -Aroch-



    Calò il buio.
    I miei occhi vagarono a lungo, frugando nelle tenebre, ma non riuscii a distinguere nulla attorno a me.
    In mano, reggevo una torcia. Quando la avevo presa? Non faceva parte del mio equipaggiamento.
    La luce della fiaccola tuttavia non rischiarava quelle tenebre... probabilmente perché non c'era niente da rischiarare.

    Di nuovo quella voce mi destò.
    Proveniva da un punto preciso ora... e non avevo dubbi su chi fosse il proprietario di quella voce.

    Senza esitare, mi incamminai.

     
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  4. -Midnight-
     
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    Il buio si susseguiva, accogliendo i passi dell’orco che seguiva fedelmente e ciecamente il richiamo del suo signore. Chissà cosa lo avrebbe aspettato e soprattutto chissà in quale luogo si stesse dirigendo. Era pericoloso camminare nell’ombra ma non avendo vie di uscita si poteva soltanto andare avanti. Più avanzava però più la luce diventava luminosa, rischiarando la via davanti a lui. Era in un terreno arido e stava camminando verso quello che, sembrava, essere un dirupo. Si stava avvicinando alla fine della strada e, quando arrivò, fu preso dai dubbi. Davanti a lui, nella stessa direzione di prima, sentiva la voce di Asura. Doveva proseguire? Affacciandosi appena non riuscì a veder nulla.
     
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  5. Sarcad®
     
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    Aroch gro-Dragol


    Orco

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    Forse la luce della torcia divenne più intensa, forse i miei occhi si abituarono all'oscurità... o forse quel luogo così assurdo mi aveva semplicemente concesso la facoltà di guardare dove mettevo i piedi.
    Continuai risoluto, osservando con sospetto quella terra. Era arida, priva di qualsiasi pianta o orma di animale. Priva di qualsiasi calore.
    Mi sentivo quasi a casa.

    Fui costretto ad interrompere il cammino: davanti a me non vi era più niente dove mettere i piedi. Ero sul ciglio di un dirupo che sembrava sprofondare all'infinito nell'oscurità.

    La voce tuttavia continuava a chiamarmi.
    Esitai.
    Mi guardai attorno, anche se nel profondo già sapevo che non avrei trovato altre vie, come un ponte o un sentiero che si facesse strada giù dal dirupo.
    Questo avrebbe sicuramente reso le cose più semplici...

    ma le cose semplici erano lussi, e i figli di Asura non conoscevano lussi.
    Senza più esitare, stesi la mia gamba verso il vuoto e mi lasciai andare. Se il Padre avesse voluto vedermi sprofondare, così sarebbe stato.


     
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  6. -Midnight-
     
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    Si lasciò andare fiducioso, mettendosi completamente nelle mani del suo Asura, il grande padre di tutti gli orchi e loro irraggiungibile meta. La sua caduta però non durò a lungo perché, molto prima di quello che si potesse immaginare, incontrò l’acqua. Era un’acqua nera priva di luce, ma non per questo meno fresca e rassicurante. Una volta preso atto del fatto che non fosse morto ma ancora lì, in quel mondo di pietra e morte, dentro quell’acqua che, benché nera, aveva una freschezza che sapeva di vita, non gli restò che seguire la voce. Il richiamo ipntico lo stava facendo muovere abilmente sulle acque ma, proprio in quel momento, Aroch si pose la domanda su chi gli avesse insegnato a nuotare così bene. In quel momento non riusciva a ricordarselo ma si ripromise di farlo. Nuotando, giunse dall’altra parte. Terra, dolce ma nera. La voce di Asura finalmente prese un corpo identificandosi con una specie di grossa tomba prismatica in pietra. Avvicinandosi Aroch capì che la voce che lo aveva guidato fin lì arrivava da dentro quella fredda urna gigante.
     
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  7. Sarcad®
     
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    Aroch gro-Dragol


    Orco

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    n1QM1
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    Chiusi gli occhi, affidandomi semplicemente all'istinto cercando di non pensare a cosa sarebbe successo se sul fondo di quel precipizio non ci fosse nient'altro che roccia.
    L'aria mi sferzava il corpo, ma la durata della caduta fu molto inferiore a quanto potessi immaginare.
    L'impatto con l'acqua mi fece trasalire, e per qualche istante annaspai, nel buio, cercando di rimanere a galla.
    L'acqua era fresca, piacevole. Non abbastanza da pungere con il suo freddo ma sicuramente abbastanza bassa da non intorpidire i muscoli.
    Piacevole, appunto.

    Nuovamente, la voce fece il mio nome, destandomi da quella meraviglia.
    Quasi meccanicamente cominciai a nuotare, io che non avevo mai nuotato in vita mia, come la stragrande maggioranza dei miei fratelli.
    In breve raggiunsi la sponda opposta, issandomi sulla fredda terra scura e rivoltandomi sulla schiena, come a voler prendere fiato per un istante. Non era la sua resistenza fisica, tuttavia, quella ad aver bisogno di riposo.

    La voce si manifestò nuovamente, e nuovamente fui in piedi, pronto a gettarmi da precipizi, a nuotare in laghi oscuri o anche a lanciarmi nel fuoco.

    Questa volta la voce proveniva da qualcosa di più concreto di un punto indefinito.
    Un urna.
    Una grossa urna di fredda pietra.
    Era forse li che...?
    Mi avvicinai, cercando di assumere un passo deciso.


     
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  8. -Midnight-
     
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    Man mano che si avvicinava Aroch riuscì a scorgere una lunga scritta su quella specie di contenitore che ancora lo incuriosiva. Lui, come tutti gli altri orchi, non sapeva leggere. Eppure, non appena guardò la scritta, le parole per lui incominciarono ad avere un significato. Era come se avesse sempre saputo cosa volessero dire. Oltre alla capacità del nuoto, ora aveva acquisito anche la possibilità di leggere. Era strano che stessero avvenendo tutti quei cambiamenti in così poco tempo, ma se fosse stato tutto un sogno?
    “Dolore, questo il futuro di chi apre la via alla conoscenza”
    Cosa avrebbe fatto Aroch? Avrebbe aperto la via?
     
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  9. Sarcad®
     
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    CITAZIONE (Sarcad® @ 5/6/2012, 18:23) 


    Aroch gro-Dragol


    Orco

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    Come tutti gli orchi, sapevo quale potere le altre razze legavano alla scrittura. Dettavano leggi, grazie a quella, non era solo un modo per comunicare.
    Era un modo subdolo, che tentava di incatenare l'onore di una promessa a dei simboli vergati con inchiostro impuro.

    Agli orchi non serviva saper leggere o scrivere. No.
    Se dovevano comunicare un messaggio, andavano di persona, e si assicuravano che l'altra parte si ricordasse ogni sillaba a memoria prima di tornare indietro.

    Il nostro onore non aveva bisogno di parole scritte.
    La nostra era una comunicazione più fisica che verbale.
    Comunicazione che spesso e volentieri comprendeva il cerchio di pietra nel centro del villaggio.
    La forza come metro per qualsiasi cosa.

    A cosa serviva, dunque, saper leggere?

    Eppure ora sapevo leggere chiaramente la scritta su quell'urna.
    Cosa stava succedendo? Cosa stava diventando?
    Come in un sogno, si avvicinò ancora di più all'urna.

    Il messaggio era chiaro: per poter continuare quel cammino, avrei dovuto soffrire.
    Sorrisi.
    Gli Orchi soffrivano dalla nascita. La loro era una vita dura, e la pace era un lusso che non avevano, che non volevano.

    Avvicinandosi, tentai di aprire quell'urna, per scoprirne i misteri e con loro il mio cammino.


     
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  10. -Midnight-
     
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    Aroch decise di aprire l’urna e, l’unica cosa che vi trovò all’interno, fu una densa luce rossa che si estendeva da ogni parte e che, una volta lasciata libera, si espanse sempre più fino a che Aroch non vide altro. Probabilmente si aspettava dolore fisico ma non fu così. Quando si risvegliò era davanti al suo villaggio. Sembrava che non fosse cambiato niente ma in qualche modo lui non riusciva a muoversi. Era in piedi davanti a tutti gli orchi che conosceva eppure non poteva muovere un muscolo neanche se si fosse impegnato al massimo delle sue forze. Era notte ma, guardando verso nord, Aroch vide benissimo arrivare degli invasori. Dal modo in cui si comportavano erano sicuramente orchi, probabilmente un clan rivale venuto a distruggere. Sarebbe stato un massacro perché nessuno sembrava averli notati, com’era possibile che coloro addetti al turno di guardia non vedessero con chiarezza l’arrivo nemico?
     
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9 replies since 23/5/2012, 18:02   93 views
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