"eh?! Cosa?! Chi mi ha svegliato???"

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    Sho Underhill


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    Quel giorno la locanda dove era mio solito lavorare, era chiusa per un paio di giorni a causa dell'oste che si era ammalato... Quell'incosciente soleva andare in giro sempre in canotta, fregandosene se in quegli ultimi giorni c'era stata pioggia e vento...Ora ne stava pagando le conseguenze chiuso in casa a letto, costretto da sua moglie a non muoversi da li!
    Risi tra me e me pensando a ciò che stava subendo il mo amico ma continuai a camminare imperterrito in quel luogo fantastico! Mi trovavo alla scogliera di Briam, un luogo incredibile che io adoravo un sacco...mi ero arrampicato fin lassù, dove erano presenti delle vecchie case abbandonate chissà quando, in pietra, oramai divorate dalla vegetazione...mi fermai sulla sporgenza a guardare il panorama! Anche se odiavo il mare, visto da li era tutt'altra cosa! Inoltre si riusciva a vedere una grande porzione delle Terre del Sud e con quel clima che c'era li sopra, ti veniva voglia di stabilirti li per sempre...mi godetti quella dolce arietta che veniva da valle, portando il profumo del mare e dei boschi li sotto fin li in cima...chiusi gli occhi e assaporai quella sensazione di essere il padrone del mondo per poi riaprirli e tornare sui miei passi....dovevo ancora salire sul punto piu in alto! Era una cosa molto difficile ma avevo braccia e gambe forti ed inoltre portavo solo un piccolo zainetto sulle spalle, contenente un paio di frutti e una focaccina ripiena.
    Mi portai sotto alla parete inclinata, dove già ero stato altri giorni e oramai in tutti quegli anni, sapevo bene quale fosse il "sentiero" più facile e meno rischioso epr arrivare in cima....cominciai quindi a salire, mettendo le mani e i piedi su rocce e radici che spuntavano dal terreno, aiutandomi a salire...non era una parete proprio verticale, ma era molto inclinata ed era facile cadere o scivolare all'indietro...
    Impiegai una mezz'ora buona salire la in cima ma una volta arrivato, mi coricai un attimo a pancia in su a riprendere fiato, guardando le nuvole passare sopra di me lentamente...due farfalle gialle mi passarono sul volto in quel momento e sorrisi felice! Amavo la natura e mi divertivo con quelle piccole cose come osservare il volo di una farfalla, guardare le nuvole o solamente ascoltare i grilli e gli uccellini cantare....
    Tirai un sospiro per poi alzarmi a sedere e guardarmi in giro! Un motivo per essere salito fin li in cima c'era: In quella scogliera, solo li sopra, cresceva un'erba speciale che emanava un profumo incredibile! L'avevo scoperta durante i miei viaggi per le Terre del Sud alla ricerca di nuove ricette e nuovi sapori ed una volta mi ero chiesto cosa ci fosse quassù, quando una folata di vento mi aveva portato fin dal mio naso quel profumo incredibile!
    Avvistai finalmente uno di quei cespugli e mi alzai, andandomi a mettere a carponi vicino a lui e tirando fuori dal mio zaino un recipiente dove mettere le foglie profumate di quella pianta...avevo provato a seminarla a casa mia ma evidentemente non c'era l'atmosfera adatta....riusciva solamente a crescere li in cima...evidentemente quell'aria marina e quell'aria boschiva, mescolandosi, creavano il giusto ambiente dove poteva crescere....avevo provato a riprodurla in serra ma con nessun risultato...quindi ogni volta che avevo bisogno di quella pianta, salivo fin li...
    Mi feci una grande scorta e richiusi il barattolo deponendolo nello zaino, dal quale estrassi la focaccina e la frutta....mi portai sotto un albero, all'ombra e cominciai a fare merenda...sarei stato li per un po di tempo, a godermi quel piacevole clima, per poi tornarmene a casa e mettere in essicazione quelle foglie...
    Addentai la mia focaccia ripiena di prosciutto affumicato e formaggio all'erba cipollina...che pace che c'era! Dopo quel pasto, mi assopii li sotto e cominciai dopo pochi minuti a russare...era tipico di me: addormentarmi ovunque!

     
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  2. Dani D. Monkey
     
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    Mithra Frazer


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    Accadeva da quasi una settimana ormai. Il sogno si proiettava puntualmente ogni notte nel teatro della sua mente, stanca ma lucida. Ricordava esattamente la sera prima che tutto iniziasse.
    Era a tavola con Cely e Corbin, stava gustando la fantastica zuppa di coniglio che occasionalmente la donna preparava. Solitamente l’odore del coniglio in pentola cominciava a percepirsi fin dalla mattina presto, appena sveglio; la situazione aveva di contro che per il resto della giornata si ripetesse, almeno delle proprie ghiandole salivari, il ricordo di quel delizioso profumo, con conseguente acquolina in bocca fino all’ora di cena. Come al solito, sia la carne che le verdure di accompagnamento erano squisite. Mithra e Corbin avevano assunto il solito sguardo estasiato, quasi fossero sotto l’effetto di un qualche allucinogeno, mente Cely li osservava sottecchi con profonda soddisfazione per il suo, ancora una volta insuperabile, operato. Finita la cena, i tre stettero in silenzio qualche minuto, aspettando che il sapore fosse ben archiviato dalle proprie papille gustative.
    La serata trascorse tranquilla fra chiacchiere e risa, come al solito si divertivano molto a punzecchiarsi fino a che Corbin, infastidito dalla tacita alleanza tra madre e figlio, si ritirava in camera da letto bofonchiando con aria sconfitta. Accadde che Mithra e Cely, rimasti soli, si trovassero a parlare dei rimpianti della donna che, nonostante le libertà concesse dal marito, non era stata in grado di perpetuare il suo più grande sogno, quello di viaggiare. Sapeva benissimo che il ragazzo avrebbe voluto farlo e si divertì per quasi un’ora ascoltando i suoi progetti e le sue fantasie sul mondo. Tutto filò liscio, fino a quando:
    << Mithra, però se tu iniziassi adesso il tuo viaggio io sarei davvero preoccupata. Sei un ragazzo intelligente, sveglio, hai dalla tua la possibilità e la capacità per fare tutto, ma sai meglio di me quello che gira per l’intera Havok. Io e Corbin abbiamo preso una decisione, e l’abbiamo fatto per te. Ti proibiamo di partire finché non ti sarai iscritto a qualche accademia dove possa imparare a difenderti! Pensaci…>>

    Il sogno arrivò per la prima volta quella stessa notte.
    Si trovava davanti ad uno spaventoso strapiombo che si tuffava dritto nel profondo oceano. Violente trombe d’aria soffiavano facendo agitare la distesa d’acqua, le onde si scagliavano e si infrangevano nella solida scogliera provocando un fragore innaturale. Il cielo plumbeo e nuvoloso, faceva presagire l’arrivo di qualcosa di più forte ancora, una qualche forma di tempesta da fine del mondo con tanto di tuoni che cadono a terra distruggendo tutto quello intorno a loro nel raggio di diversi metri. Osservando l’orizzonte, mentre con la mano cercava di proteggere gli occhi dal vento eccessivo e dal pulviscolo, notò dei pesanti e inquietanti cumulonembi in avvicinamento. Sentiva il tasso di umidità aumentare palpabilmente, tanto da sentire le goccioline d’acqua condensarsi sulle sue ossa, neanche fosse scarno. Lo scenario apocalittico lo fece sorridere. Aveva sempre provato un certo fascino per queste cose, solo che non l’aveva mai detto a nessuno per paura di non essere compreso.
    In quell’istante, mentre i suoi pensieri cessavano di vorticare confusamente nella sua testa, prendendo una forma quasi logica, il vento tacque. Per un attimo poté ammirare tutto il paesaggio senza doversi sforzare per tenere la testa dritta, e senza dover coprire gli occhi con la mano. Il tempo si dilatò ai suoi occhi, permettendogli di cogliere ogni dettaglio che prima gli era sfuggito. Vide il lontananza un uccellino che, dapprima stava precipitando non riuscendo ad opporsi alla natura, poi riprese il controllo e cominciò a volare verso la scogliera. Abbassò lo sguardo per osservare il mare. Alcuni pezzi di legno lavorato galleggiavano in balia del mare che stava per calmarsi. Riconobbe quelli che dovevano essere l’asse di un timone e la parte posteriore della prua, del resto della nave non v’era traccia. Un gabbiano si era appena fiondato sul pelo dell’acqua e ne era uscito con un piccolo pesciolino che sarebbe quindi stato il suo pasto. Poi, l’attimo terminò. Quasi come se lo sapesse, Mithra sgranò gli occhi, e il vento riprese. Non nel verso di prima però, ma in quello opposto. Una fucilata d’aria lo colpì alle spalle.
    Mentre cadeva dalla scogliera l’unico pensiero che lo turbava era quello che avrebbe tanto voluto immortalare le scene di prima con un bel disegno; sarebbe stato attento alle sfumature e avrebbe disegnato le onde e le nuvole con una cura quasi maniacale, peccato. Prima che la caduta terminasse, tutto divenne buio.

    Era arrivato alla scogliera di Briam già da qualche ora. Aveva viaggiato per un tempo che non riuscì a quantificare, perché durante il tragitto non aveva pensato ad altro che a quella prima parte del sogno che, ormai da giorni, lo stava condizionando. Quando accennò a Cely di quello che aveva visto, lei gli aveva subito parlato della scogliera di Briam. Non era mai stato li prima d’ora e non riusciva a spiegarsi come avesse potuta sognarla, quindi decise di andare ad affrontare la sua visione in un terreno a lui più favorevole, la realtà. Aveva poggiato la sua sacca in terra e si era seduto ai piedi di un albero enorme, con delle pigne grosse quanto un pugno attaccate in tutti i rami della chioma. Come nel sogno, la giornata era grigia e coperta di nuvole, ma il vento era appena un alito e non c’era la minima traccia di un’imminente catastrofe all’orizzonte. Nonostante ciò, tutto gli sembrava splendidamente surreale. Ammirava estasiato e disegnava nel quadernetto rilegato in pelle nera che si era portato da casa. La matita con cui era solito prendere le misure per le sue opere, adesso scorreva nella carta giallastra lasciando dietro di se minuscoli diamanti di grafite. Il mare era un invadente protagonista di quella scena, la sua presenza era ovunque. Tutti i suoni erano sopraffatti da quello roboante delle onde, tutti gli odori, persino quello dei pinoli vicino a lui, invasi dal salmastro di acqua salata e alghe.
    A circa quaranta metri da lui, lo strapiombo. Era maledettamente simile a quello che aveva sognato, non osò avvicinarsi oltre. Probabilmente lo avrebbe fatto, ma non ora.
    Nella sua mente il proiettore si accese, e i frammenti del sogno ripresero a scorrere.

    Non aveva idea di dove si trovasse. Dopo la caduta aveva riaperto gli occhi e tutto intorno a lui era buio. Si trovava disteso su uno strettissimo sentiero che lo conteneva a malapena, disteso per lungo. Dopo essersi messo in piedi, cercò di studiare cosa fosse oltre i confini di quel viottolo color cenere, ma niente. Non vedeva niente. La luce che illuminava il suo percorso non aveva una fonte, c’era e basta. Non soffiava vento, non v’erano altri suoni all’infuori di quello del suo respiro e dei suoi stivali sui ciottoli. L’unica cosa che poteva fare era andare avanti.
    Non sapeva da quanto stesse camminando, probabilmente in quel luogo non c’era tempo. Aveva letto una volta di un filosofo, non ricordava il nome, che parlava dell’eternità. Secondo quanto diceva, l’eternità non era un qualcosa che scorreva. L’eternità era definita come un’entità composta da tutti gli infiniti momenti, sia quelli trascorsi che quelli che ancora devono venire, che osserva lo scorrere delle nostre vite, sapendo già come le cose andranno finire perché ella stessa formata anche dalle nostre scelte. Usava questa allegoria per fare distinzione fra prescienza, ovvero sapere le cose in anticipo, e predestinazione, ovvero essere destinati a compiere un atto senza possibilità di libero arbitrio. Secondo il filosofo, quindi, l’eternità era dotata di prescienza, sapeva tutto nonostante non influenzasse nulla.
    Finalmente percepì qualcosa, la punta appena accennata delle sue orecchie da sanguemisto vibrarono prima ancora del suo timpano. C’erano due suoni distinti in fondo al percorso, ma non riusciva a distinguerli chiaramente. Accelerò il passo, e presto si ritrovò a correre verso i suoni. Sentiva il cuore pulsare e pompare sangue, sentiva lo stesso liquido denso scorrere in ogni singola arteria e vena del suo corpo. Nonostante corresse non c’era traccia d’aria, quell’aria che sentiamo sfiorarci il viso quando corriamo, nonostante non soffi nemmeno una brezza. Arrivò infine davanti ad un bivio. Si fermò di colpo e osservò ciò che aveva davanti. A cinque metri sul percorso di destra, era conficcata una spada, e a dieci metri dalla spada, una porta in legno doppio, chiusa ma senza serratura. Da li proveniva uno dei due suoni che aveva udito. Sembrava il cozzare di due o più spade, e urla di uomini che combattevano. Sentì chiaramente anche qualche risata e poi la porta tremò, come se qualcuno vi avesse sbattuto.
    Cinque metri alla sua sinistra, vide un libro a terra. Era finemente rilegato, diversi ghirigori dorati e argentei si intrecciavano per tutta la superficie ricoperta di pelle cremisi. Al centro, anch’essa d’argento, luccicava una stella a cinque punte. Nella punta in alto a sinistra erano disegnate delle spirali, in quella in basso a sinistra una pietra, nel triangolino in alto a destra delle onde e in quello in basso a destra delle fiamme. Nella punta centrale, quella più alta, due occhi. A Mithra sembravano i suoi, il taglio e i lineamenti erano identici, non sapeva se il colore dell’iride fosse lo stesso dato che i simboli erano in bianco e nero, ma era quasi del tutto sicuro che si trattasse dei suoi.
    A dieci metri dal libro, una porta, identica a quella alla sua destra, anch’essa chiusa. Anche da li sentiva provenire dei rumori. Gli sembrò di ascoltare una fortissima folata accompagnata dal rumore del mare. Poi un boato e dai bordi della porta intravide una luce arancione, quasi come se delle fiamme fossero deflagrate, poi più nulla.

    Si riprese dal suo stato di trance, con l’ultima immagine del suo sogno, lui che fissava il bivio, fermo.
    Ritornò a fissare il foglio sul quale stava disegnando il paesaggio e, con sommo stupore si accorse di aver voltato pagina; figurava un altro schizzo, lo aveva fatto senza rendersene conto.
    Nella parte sinistra del foglio era disegnato un libro identico a quello del suo sogno, sotto di esso, con caratteri tondeggianti e spessi, una scritta dettava: “Scuola di magia elementare Leghol”. Nella zona di sinistra dello stesso foglio erano delineate due spade incrociate, in mezzo ad esse, come un fulmine, il suo pugnale orchesco. La lama era zigzagata, quasi come fosse una folgore. Di nuovo, con gli stessi caratteri, una scritta diceva: “Scuola di addestramento Martirec”. Nel mezzo dei due simboli era stato ritratto un serpente. La coda iniziava dal basso con una punta biforcuta che avvolgeva in una spirale spessa e particolarmente scura, improvvisamente il corpo del rettile si distava dalla chiocciola e si diramava in due teste. Una di esse puntava verso il libro con le fauci spalancate, pronto a morderlo; l’altra prendeva la direzione delle spade, aveva la bocca appena aperta, giusto per farne uscire la lingue dalla quale gocciolava un liquido scuro, pronta a leccare il freddo metallo delle armi.
    Alzò gli occhi verso il cielo, ancora più nuvoloso e scuro.
    I suoi genitori avevano ragione. Non sapeva se le divinità, o se l’entità di cui parlava il filosofo sapessero già la scelta che lui avrebbe preso, o se avessero infierito. Una sola cosa era chiara nella mente, l’indecisione.

    Il flusso di pensieri fu interrotto da uno strano odore di formaggio ed erbe cipolline. Decise quindi di alzarsi per andare a controllare se fosse arrivato qualcuno. Era strano che nonostante la quiete non avesse sentito arrivare nessuno. Dietro un albero, poco distante da quello in cui stava riposando, una piccolo figuro stava steso, immobile. Bastò che si avvicinasse un po’ per cominciarne a sentire il russare. Incuriosito decise comunque di andare a vedere di chi si trattasse, con il quaderno ancora in mano, dosò ogni singolo movimento, cercando di camminare lentamente per non disturbare. Istintivamente posò la sua mano libera sull’elsa del coltello, ma subito la tolse. Se le dimensioni erano esatte, poteva anche trattarsi di un bambino, quindi doveva essere innocuo.
    Finalmente, quando fu ad appena cinque metri dal corpicino, si accorse del malinteso. I piedi erano inconfondibili, poteva trattarsi solo di un hobbit. Restò a fissarlo per qualche istante, l’odore dell’erba cipollina era adesso più forte.
    Ma quanto ne ha messa?
    Fu inevitabile, starnutì rumorosamente rischiando addirittura di ruzzolare a terra. Fissò immediatamente il piccolo hobbit per capire se avesse sentito qualcosa.
    -Che idiota!-


     
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    Sho Underhill


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    Mentre mi stavo addormentando, avevo cominciato a viaggiare con la mente lungo posti sperduti, immaginandomi finalmente in viaggio alla ricerca di tutte le ricette e i sapori possibili! In quel momento, avevo viaggiato con la mente talmente tanto, che stavo affrontando uno dei leggendari draghi, a causa del fatto che avevo rubato delle uova per volerci fare una frittata! Gli stavo urlando che non poteva rifiutarsi di farmi mangiare le sue uova, che per il bene della cucina, dovevo sapere se erano saporite o commestibili! Il drago da canto suo, ruggi...o meglio....Starnutì! Li per li lo stetti a guardare ma poi mi accorsi che lentamente stava svanendo e il mio sguardo rimase a guardare il buio delle palpebre chiuse...
    Aprii lentamente gli occhi, sbuffando un po deluso per l'interruzione di quel sogno, ed alzai un po la schiena, portando il peso sulle gambe distese....mi strofinai gli stanchi occhi e sbadigliai, stirandomi platealmente e rumorosamente, ignaro che li vicino ci fosse qualcuno che mi stava osservando...rilasciai il fiato e rilassai le braccia, facendole cadere a terra con tutto il loro peso, sbattendole sulla soffice erba per poi guardarmi intorno.
    Guardai per prima cosa il paesaggio alla mia destra, dove il mare si espandeva a vista d'occhio e i gabbiani imperversavano sul porto, attendendo qualche pesce scartato dai pescatori, come avvoltoi su una preda in putrefazione!
    poi lentamente lo voltai, guardando il resto della scogliera, quello spianale pieno di fiori e insetti ed uccelli che si godevano il posto tranquillo ed isolato dal mondo...finche alla fine non portai il mio sguardo a sinistra e mi accorsi di un'alta figura poco distante da me! Li per li non pensai a nulla, ancora assonnato dal riposino post pranzo, e gli feci un cenno con il capo, come se lo conoscessi da una vita e come se una persona della sua altezza e fisionomia fosse del tutto normale da quelle parti....soprattutto su una scogliera dove non ci andava mai nessuno!
    Ritornato lucido con la mente, lo guardia piu attentamente e gli sorrisi! Non ero una persona diffidente, se lui fosse stato un malintenzionato, di certo avrebbe potuto già uccidermi mentre dormivo...
    Salve! dissi tranquillamente e con tono gioioso...Scusi la mia domanda ma...chi è lei? chiesi con tono curioso, inclinando un po la testa da un lato...si! Quel tipo era strano! Molte volte mi era capitato di incontrare la Gente Alta nei miei spostamenti per tutto il Sud, ma nessuno aveva le sue caratteristiche...la cosa mi incuriosiva...mi grattai la testa e strofinai il naso con il dito indice per poi tornarlo a guardare curioso

     
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  4. Dani D. Monkey
     
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    Mithra Frazer


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    Com’era prevedibile, l’hobbit davanti a lui era totalmente innocuo. Si muoveva placidamente, in modo lento e, per certi aspetti, goffo; nonostante ciò era assolutamente a suo agio, non solo alla presenza di Mithra, dava l’impressione di essere in perfetta sintonia, quasi in simbiosi, con la scogliera. Nel rintontimento postumo alla dormita, l’aveva anche salutato con un cenno, quasi i due si conoscessero. Riuscì a strappare un sorriso sincero al giovane mezzelfo. Nella sua breve vita aveva avuto modo di conoscere qualche hobbit. Erano tutti sempre allegri, cordiali e rotondetti, come se non facessero altro che mangiare e bere la loro prelibata birra. Anche in assenza di rotondità particolarmente accennate, era ovvio come anche questo non facesse eccezione, e di certo era il più strano che avesse mai visto.
    Quando finalmente riuscì a ritornare lucido, l’hobbit ritorno su di lui, con sguardo poco sorpreso e molto gentile. Mithra dal canto suo non aveva alcuna intenzione, si limitava a sorridergli, incuriosito e divertito. Piegò le gambe e poggiò gli avambracci sulle ginocchia con un gesto estremamente fluido, mentre il piccolo sconosciuto si stiracchiava. Lasciò cadere il quaderno ancora aperto con il disegno in bella vista, noncurante del fatto che venisse notato o meno. Un soffio di vento scompigliò le pagine per qualche istante, ma l’attimo dopo tutto tornò normale.

    Il piccolo figuro davanti aveva capelli ricci scuri un po’ scompigliati, due profondi occhi azzurri e piedi lordi, come era solito alla sua razza. Adesso, oltre all’odore di erba cipollina e formaggio, Mithra riuscì a percepire un’altra fragranza, era pungente e leggermente amarognola, sapeva anche un po’ di terra.
    Finalmente l’hobbit gli rivolse la parola. La sua voce era candida e gentile, era sicuramente un ragazzo ancora giovane, dallo sguardo acuto sembrava inoltre che fosse particolarmente curioso, il che andava bene per gli standard dell’esigente abitante di Miremel.
    Inclinando la testa di qualche grado a destra, e continuandolo a fissare come per studiarlo, anche mithra rispose:
    <<piacere, mastro hobbit. Il mio nome è Mithra e provengo dalla poco distante città di Miremel…>>
    Fece qualche istante di pausa, lasciando che le sue parole risuonassero nell’ambiente e nella mente del suo interlocutore, prima che il vento le trascinasse vie come polvere.
    <<sono venuto in questo suggestivo luogo, per la prima volta le confesso, per un sogno…>>
    Ancora una volta pausa strategica, era pronto a cogliere ogni singolo sussulto e movimento del suo viso. Tutto era importante, per conoscere una persona.
    <<e, se mi è permesso, come posso rivolgermi a lei?>>


     
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    Sho Underhill


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    tirai su le ginocchia e me le cinsi con le braccia, guardando quel misterioso viaggiatore mentre parlava....era strano anche il suo modo di muoversi, sembrava...boh! non sapevo come definirlo, ed inoltre aveva una voce particolare, di quelle che uno non si immagina appartengano ad un determinato corpo....come quando vedi un omone grossissimo e pensi subito che debba avere una voce profonda, e magari poi quando parla tira fuori un vocino acuto che ti fa venire da ridere perchè non te lo aspettavi....stesso effetto...solo che non mi veniva da ridere...era una voce normale, non c'era nulla di buffo...in ogni caso confermai la mia ipotesi sul fatto che non fosse pericoloso. Era garbato nei modi e nei termini!
    Gli sorrisi tranquillo e beato quando disse che era la prima volta che veniva qui, a causa di un sogno tra l'altro...era un tipo strano! Avrà mangiato di sicuro troppo, per aver sognato un posto che non ha mai visto prima...in ogni caso qui, è un bellissimo posto, tranquillo e pacifico! dissi, come se inconsciamente volessi sottolineare che quel posto tale doveva rimanere, e che se lui era venuto li per combinare qualcosa, avrebbe fatto meglio ad andare via o tutto il villaggio gli avrebbe corso dietro...in ogni caso non pensavo seriamente potesse disturbare la quiete di quel luogo...
    Io sono Sho! piacere! dissi chinando il capo in segno di saluto...in quel momento due farfalle gialle mi svolazzarono davanti al viso e per un po le seguii con lo sguardo, divertito e perso da quello svolazzare allegro tra i fiori...sarebbe stato bello poter volare tra i profumati fiori dai mille colori...era un'esperienza che mi attirava...peccato che non avevo le ali...sospirai per poi tornare con l'attenzione verso quel ragazzo...ogni tanto la mia concentrazione volava via...
    Vengo da un paesino in campagna, un po distante da qua...appena sopra a Ramoth

     
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  6. Dani D. Monkey
     
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    Mithra Frazer


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    <<oh mastro Sho, allora potreste anche essermi d’aiuto …>>
    Indicò la parte di tronco accanto al quale era seduto l’hobbit.
    <<posso accomodarmi? Le ruberò solo pochi minuti.>>
    Senza realmente attendere una risposta, Mithra si sedette di fianco, la schiena contro in tronco, il ginocchio sinistro piegato tanto da potervi appoggiare l’avambraccio, e la gamba destra distesa sulla soffice erbetta.
    <<non so se il mio sogno è da addebitare al cibo, come dite voi …>>
    Sorrise ripensando alle parole del ragazzo. Adesso non lo stava più guardando negli occhi, fissava un punto non ben definito dell’orizzonte, dove il cielo e il mare agitato s’incontravano. Si aggiustò i capelli portandoseli all’indietro con la mano e riprese il disegno che aveva lasciato in terra.
    Fissò nuovamente il serpente nel mezzo, gli era venuto davvero bene! Doveva decidere cosa fare del suo futuro, e voleva farlo presto. Vivere a Merimel, per quanto bella fosse la città, non era quello che desiderava. La sua mente era divisa tra la via della spada e quella della magia.
    Introdusse il discorso al suo acquisito interlocutore:
    <<se non ricordo male, a metà strada fra la scogliera di Briam e la vostra cittadina, è situata la Scuola di addestramento Martirec. Cosa ne sapete?>>
    Con la matita tracciò un cerchio, racchiudendo il nome della scuola sotto il disegno delle spade incrociate. Lasciò scivolare ancora una volta il quaderno finché non tocco terra e girò la testa. Con la coda dell’occhio aveva intravisto un pezzo di legno, grande quanto un pugno, caduto alle pendici dell’alberno nel quale erano poggiati. Lo prese, e lo ispezionò per qualche secondo. Studiò ogni insenatura e cavità, mentre con le orecchie tese era pronto a ricevere la risposta che cercava e che avrebbe potuto sovvertire le sue decisioni.
    Il legno sembrava fresco, ma non troppo umido. C’erano tracce di acqua condensata, secondo l’esperienza di Mithra era adatto ad una piccola lavorazione. Prese il suo coltello e cominciò ad intagliare qualcosa, nella sua mente l’immagine era chiara, stava alle sue mani da artigiano renderla reale …


     
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    gli sorrisi quando chiese se poteva sedersi a fianco a me, godendo anche lui di quel naturale poggia schiena che era l'albero...lo guardai mentre si sedeva e si metteva comodo portando il suo sguardo verso l'orizzonte....lo ascoltai attentamente e in silenzio per poi portarmi una mano sul mento, cominciandolo ad accarezzare pensieroso...
    Mi aveva posto una domanda che mi ero fatto molto spesso pure io...dovevo decidermi una volta per tutte a prendere i bagagli e partire per l'avventura e quindi dovevo scegliere una forma di difesa, dovevo imparare qualcosa e non sapevo però se diventare mago, guerriero o chissà cos'altro...però mi ero informato sulle varie scuole presenti nelle terre del Sud e quella l'avevo pure visitata personalmente
    mmmh...beh! Da buon Hobbit le armi non mi piacciono molto, ma fatto sta che devo decidermi pure io se entrare in quella scuola, o in alternativa andare in quella di magia. Però posso dirti che la scuola Martirec è decisamente valida se scegli la strada delle armi...Ho visto persone deboli sia di carattere che di fisico, trasformarsi in bestioni senza macchia e senza paura! E' una scuola incredibile anche come struttura ed inoltre la mensa è ottima naturalmente come potevo non essermi fermato a mangiare? In ogni caso il cibo era ottimo ed abbondante pure per un Hobbit come me
    Portai il mio sguardo verso la cima dell'albero e notai tra i rami un nido di uccellini....sorrisi guardando la madre fare ritorno con degli insetti nel becco e delel piccole testoline spennacchiate fare capolino dal nido...poi fui io a domandare qualcosa a lui...
    Sei un mezzelfo giusto? A volte non so proprio dove ho la testa...mi sono ricordato ora che noi Hobbit non siamo gli unici abitanti del Sud...volevo sapere, se possibile e se ha voglia e tempo a disposizione, se può dirmi quali ricette il suo popolo ha di diverse delle nostre...penso di aver già raccolto tutto il materiale possibile per quanto riguarda il Sud ma non si sa mai! Speravo in qualcosa di nuovo ma se veniva da li vicino, allora dovevo aver raccolto tutto il materiale possibile ed immaginabile e non avrei dovuto tirare fuori il mio inseparabile ricettario dallo zaino.
    Aspettai con pazienza la risposta, mettendomi a giocare con un filo d'erba li vicino

     
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  8. Dani D. Monkey
     
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    Mithra Frazer


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    Rise di gusto al sentir parlare di ricette, rise spontaneamente e in modo genuino, anche se composto.
    Rise non solo per la domanda, ma proprio per la concezione che la sottintendeva. Mithra tendenzialmente affrontava i problemi pensando solo ad essi, non riusciva a concentrarsi su altro che non fosse la soluzione. Il fatto che nonostante anche Sho avesse le stesse incertezze, e che comunque pensasse a cose più leggere come le ricette, in qualche modo, lo fece crescere. Capì che la vita gli avrebbe riservato numerosi scherzi, soprattutto durante il viaggio che avrebbe intrapreso, e che se avesse appesantito una situazione già di per se difficile, senza riuscire a distrarsi e a distendere i nervi, probabilmente non avrebbe percorso molta strada.
    Quell’incontro, seppur breve, avrebbe segnato per sempre il suo cammino.
    <<guardi, mastro Sho, la mia razza non ha una vera e propria cultura culinaria, non come la vostra certamente.>>
    Mentre parlava, continuava a limare con il coltello gli ultimi dettagli in quello che prima era un pezzo di legno fresco.
    <<posso scriverle però, una ricetta che usa fare mia madre. Uno spezzatino di coniglio ed erbe che è un capolavoro! Almeno per il mio grezzo palato.>>
    Girò la pagina del quaderno dove aveva disegnato i suoi dubbi, raccogliendo tutti i suoi pensieri in un unico schizzo, e scrisse la ricetta di sua madre, almeno ciò che ricordava. Sotto questa scrisse anche il suo indirizzo di Meremel. Poi piegò il foglio e lo mise a terra.
    <<questa è la ricetta. Quando la proverete, e certamente la rielaborerete, passate pure a trovarmi a Miremel. Sarete mio ospite ovviamente, e mia madre sarà ben lieta di discutere a riguardo con voi.>>
    Sopra il foglio di carta piegato, posò una farfalla. Era il risultato del legno intagliato in quei pochi minuti. Nonostante i tratti fossero grezzi, era molto simile a una di quelle gialle che avevano attirato prima l’attenzione dell’hobbit, facendolo sorridere.
    Fatto questo Mithra si alzò riponendo il suo quaderno nella sacca e il coltello nel cinturino. Il sole era in fase calante e la strada per casa avrebbe richiesto qualche ora. Guardò l’hobbit ancora una volta, sorridendogli.
    <<e’ stato un vero piacere conoscerla, ci rivedremo, ho il sentore!>>
    Gambe in spalla, spinto dalla brezza del mare, adesso più fresca per il sopraggiungere del crepuscolo, si avviò verso casa, con la mente ugualmente confusa, ma con il sorriso e una visione più sana del suo percorso.


     
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  9. -ORSO-
     
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    Sho Underhill


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    non capii perchè rise, ma sorrisi ugualmente anche io! Era bello quando la gente rideva, era un suono che adoravo! Fatto sta che, come pensavo, non c'erano molte ricette in circolo, però fui ben felice di accettare quella ricetta casereccia sul coniglio...la presi volentieri, guardando inoltre quella bellissima scultura in legno....risi di gioia nel constatare che era una bellissima farfalla, e la tenni alzata su un dito, come per farla volare via...
    uuuh grazie! è bellissima! hahaha la guardai per poi mettermela nel taschino della camicetta che avevo addosso...
    aprii poi il foglietto con la ricetta e diedi una rapida occhiata agli ingredienti
    mmmh....si! si direbbe buono...potrei aggiungere questo....diminuire questo, poi fare cosi, cuocere.....oh scusa! dissi tornando con lo sguardo su di lui....mi capitava spesso di perdermi nelle ricette...era una cosa che mi veniva naturale!
    ero già con la mente in cucina! Comunque..... mi alzai stancamente in piedi e gli strinsi la mano è stato un piacere anche per me averla incontrata qui...e l'invito è ben ricambiato! lo guardai allontanarsi per poi voltarmi e raccogliere il mio zainetto...era ora di andare pure per me....presi un'altra strada, diversa dalla sua, e scesi per quel colle fino ad arrivare in fondo...guardai ancora un po l'orizzonte per poi avviarmi finalmente verso casa...non vedevo l'ora l'indomani di cucinare qualcosa con quelle erbe....magari anche provare quella ricetta modificandola usando le erbeò...massi perchè no! la cucina era creazione

     
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8 replies since 17/5/2012, 11:12   103 views
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