Quando il dovere chiama

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  1. LunaTyche
     
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    Ithil


    Elfo

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    Era successo tutto così in fretta eppure avevo avuto un'intera giornata per realizzare cosa fosse successo: al mio risveglio mi ero ritrovata nel letto di quella taverna stretta tra le coperte ruvide e scure che Lastor mi aveva messo sul corpo completamente nudo. La testa era sembrata scoppiarmi quando la luce del sole aveva colpito il mio viso ma proprio mentre stavo realizzando e ricordando cosa era accaduto Lastor era entrato in camera con un sorriso soddisfatto stampato sul volto. Non avevo avuto il coraggio di guardarlo negli occhi per tutto il tempo, ma avevo comunque conservato il mio atteggiamento fiero e fintamente impassibile , anche se ogni parte del mio corpo mi faceva male e dentro sentivo, come ogni donna, la voglia di esternare quello che sentivo, piangendo o ridendo non aveva importanza. Ma ero pur sempre una principessa e come tale avevo imparato a mascherare ciò che il cuore e i sentimenti sussurravano piano. Mi ero rivestita, più in fretta possibile e poi ero tornata al palazzo Lastor I scortata da Lastor che mi aveva tenuta d'occhio per tutto il tempo. Avevo dimenticato la tristezza ammirando qualche manufatto nel piccolo mercato della città che avevamo attraversato e poi lo avevo letteralmente trascinato dentro con me per spiegare la situazione alle guardie che mi stavano cercando da qualche ora. Quando tentarono di incolpare Lastor di rapimento mi ero parata davanti a lui come se l'istinto arrivasse prima della mia ragione, spiegando che lui era stato colui che mi aveva tenuta d'occhio tutta la notte. Non avevo accennato alla birra ne tanto meno al resto. Infondo erano solo delle guardie alle quali non dovevo delle spiegazioni ma ciò che accadde di li a poco non mi diede neanche più il tempo di pensare a ciò che avevo passato. I rappresentanti delle rispettive razze mi avevano informato di un possibile attacco da parte di qualche villaggio di orchi nelle terre di Ohen alla vicina città di Miremel e mi ero proposta subito per la mediazione. Mi era bastata qualche ora per impormi in consiglio , chiedendo di non avere nessuna scorta al di fuori di Lastor. In cambio? lo avrei condotto fino a Tagath e li avrebbe ricevuto la sua ricompensa per aver avuto cura di me. Sellato Elros e fornito un cavallo a Lastor per il viaggio eravamo partiti alla volta del lago Tharan dove ci saremmo fermati per la notte e poi saremmo ripartiti verso le terre e i villaggi di Ohen. Il passaggio a nord era l'unico provvisto di un lago dove i cavalli avrebbero potuto riposarsi. Durante tutto il viaggio non ci eravamo parlati molto ma in prossimità della radura che circondava il lago, rallentammo l'andamento del nostro viaggio prendendo a camminare uno accanto all'altro sospirai
    credi che impiegheremo molto a raggiungere il lago?
    Fù l'unica cosa che mi sovvenne in quel momento, nient'altro che una domanda sciocca per rompere il ghiaccio che sentivo dentro.


     
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  2. Sarcad®
     
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    Aroch gro-Dragol


    Orco

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    L'aria era fresca, molto più fresca e leggera di quella respirata nelle terre di Ohrn.
    Forse era per questo che ogni volta che ne avevo l'occasione, lasciavo il villaggio per andare a cacciare in queste terre.
    Non era mancanza di rispetto nei confronti del clan. Nemmeno verso l'Uruk che lo dirigeva, che era mio fratello d'armi e che rispettavo profondamente.
    No, semplicemente quell'aria mi rilassava. La caccia, il lungo viaggio, l'accamparsi per la notte... perfino la fatica del ritorno, appesantito dalle carcasse delle mie prede. Erano tutte cose che avevano il potere di calmare il mio spirito. L'atto sublime della freccia che, una volta scoccata, colpiva il bersaglio. La consapevolezza della carne che sarebbe stata consumata per trarne la giusta energia per combattere.

    Solo il sapore della lotta, un misto di sudore e sangue, sapeva darmi la stessa soddisfazione.

    Dopo due giorni di cammino, avevo finalmente superato quella che era la mia terra, un ammasso di paludi e terra incoltivabile. Il cambio non fu ovviamente netto, ma graduale. Qualche stelo d'erba, stoico, preannunciava l'arrivo al terreno di caccia, e così era stato.
    Avevo montato un rudimentale accampamento il giorno prima, lasciandovi il superfluo.
    La notte era stata lunga e ricca di rumori, di vita. Le notti al villaggio erano anch'esse rumorose, ma per altri motivi. Quello era..diverso.
    Il giorno dopo avevo raccolto i miei strumenti e mi ero addentrato nella macchia. Cacciavo solo, pertanto non dovevo aspettare nessuno.

    Ed ora eccomi li. Nel folto di una macchia di vegetazione. Il volto coperto di fango, per mascherare la mia presenza. I movimenti lenti, studiati.
    Le vesti leggere, pensate più per permettere movimenti essenziali che per proteggere. Mere pelli cucite assieme dalla sua compagna.
    Gli occhi attenti studiavano delle tracce sul terreno, fresche di giornata.
    Non c'erano dubbi, conducevano al Lago.
    Emisi un verso gutturale, come di disappunto.
    Non era la prima volta che cacciavo in quelle terre, ma quel lago non mi era mai piaciuto. Sapevo che era la meta di altri fratelli, e che quindi la cacciagione era più allerta, più attenta ai movimenti goffi degli orchi.
    Ma non era l'unico motivo. No, il motivo principale era che avevo paura di incontrare altri esseri, che non fossero ne cacciagione ne figli di Asura.
    Imprecando a bassa voce, serrai la mano all'impugnatura dell'arco, muovendomi in direzione delle tracce.
    Forse avrei avuto fortuna.
    Forse le tracce si sarebbero allontanate.


     
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  3. -Midnight-
     
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    Lastor Yurkin


    EdhelNer

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    Tra noi due ci fu solo silenzio. Quando la mattina dopo riuscii a parlarle a Ithil lei mi rispose con il suo atteggiamento da principessa superiore, non degnandomi neanche di quell’attenzione che io volevo dedicare a lei. Sapevo che sarebbe andata così, ma fino all’ultimo avevo cercato di evitare l’imbarazzo e tutto il resto. Mi sarebbe piaciuto un comportamento più socievole da parte sua, invece come al solito mi era andata male. Decisi di riaccompagnarla al luogo che più le era appropriato, tra i suoi simili, dove le guardie si sarebbero prese cura di lei. Fui quasi arrestato ma, se non altro, in quello si dimostrò molto corretta e mi coprì con loro, evitandomi delle brutte giornate. Non riuscii a cavarmela con poco in ogni caso. Ithil venne spedita al lago Tharan per dei problemi e io fui costretto a seguirla, come se fossi in grado di badare a lei. La verità era che non potevo badare neanche a me stesso, figurarsi fare da guardia del corpo ad una principessa. In una parola: inadeguato. Non lo so perché avesse insistito così tanto a portarmi con lei, forse non si rassegnava ad abbandonare un uomo al quale aveva regalato la propria verginità, forse era altro. In ogni caso mi fu dato un cavallo e ci dovemmo mettere in cammino. Un lungo percorso durante il quale il silenzio fu il nostro migliore amico. Lei procedeva avanti a me di qualche passo. Le lanciavo qualche occhiata di tanto in tanto ma sembrava ignorarmi con tutte le sue forze. Dopo un po’ decisi di osservare la sua stessa decisione e di rimanere in silenzio. Fu lei a rompere il ghiaccio alla fine.
    -Non credo manchi molto, sarà comunque meglio affrettare il passo-
    Dissi raggiungendola. La pianura sarebbe stata breve da percorrere se avessimo avuto un ritmo spedito. Speravo di arrivare prima di sera, cominciavo a sentire la stanchezza del viaggio.


     
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  4. LunaTyche
     
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    Ithil


    Elfo

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    L'imbarazzo era palpabile, almeno da parte mia, ma adesso la questione mediazione con la parte più oscura di Havok era ciò che mi occupava maggiormente il cervello. Lastor rimase a pochi passi da me lanciandomi qualche occhiata, io mi limitai a tenermi sulle mie per la paura e l'imbarazzo che sentivo dentro. Eppure mi ero fidata così tanto di lui da regalargli il mio corpo e adesso la mia sicurezza. Non era addestrato, non lo ero neanche io, ma sentivo in cuor mio che mi avrebbe protetta qualsiasi cosa fosse accaduta, forse illusa dalla lunga notte passata insieme. A ricordare i brividi che le sue mani mi avevano procurato presi un lungo respiro risentendo la sua voce, come se qualcosa mi fermasse ancora e ancora il respiro facendomi annaspare di tanto in tanto. Lastor disse che avremmo dovuto aumentare il passo, ma quando intravidi a qualche metro da noi le sponde del lago feci un grosso sorriso ruotando il volto verso il suo e prendendo coraggio mi strinsi nelle spalle
    ci fermeremo li per la notte Lastor, credo di essere stanca quanto te
    dissi sfuggendo i suoi occhi per qualche istante e ritornando sul suo volto più serenamente ricominciai a sorridere come se nulla fosse accaduto, o almeno così volevo che pensasse. Ma proprio mentre mi voltavo nuovamente in avanti per guardare la distanza che ci separava dall'acqua, udii un fruscio tra la selva alla mia sinistra, fruscio che mi fece fermare istintivamente tendendo le orecchie
    non siamo i soli in queste terre...presumo
    sussurrai facendo indietreggiare Elros e affiancando Lastor cercai nuovamente i suoi occhi come per rassicurarmi. Quel territorio non mi era mai piaciuto eppure mi ero proposta di andarci senza neanche riflettere. Perchè? forse cercavo un pretesto per tenere attaccato quell'uomo a me?


     
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  5. Sarcad®
     
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    Aroch gro-Dragol


    Orco

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    Non avevo avuto fortuna.
    Le tracce mi avevano portato proprio lungo le sponde del lago Tharan. Dalla forma delle impronte e dalla loro profondità, doveva trattarsi di una femmina di cervo, probabilmente incinta o ferita, perchè lontana dal branco. La preda ideale, anche se la prima condizione rendeva problematica la macellazione.
    Non ero certo schizzinoso. La fame, in una terra dove non crescono alberi ne vi sono bestie, è un nemico ben più duro degli stessi draghi.
    Mi addentrai sempre di più in quella terra, così diversa dalla mia. Così viva.
    L'arco sempre stretto in pugno, la faretra di frecce di selce legata alla schiena assieme alla spada, così che non potesse far rumore inavvertitamente se legata alla vita.

    Rimpiansi, per un attimo, di non aver accettato l'invito della mia compagna di accompagnarmi nella caccia. Avrei per lo meno avuto di che scaldarsi la notte, e mi sarebbe stato comodo un aiuto al ritorno, per il trasporto della carcasse.

    Ma fu solo un attimo. Potevo farcela benissimo da solo, e per scaldarsi ci sarebbe stato anche tempo in seguito.
    Finalmente, in una piccola radura davanti a me, la mia preda si manifestò.
    Era proprio come aveva supposto: una femmina di cervo, il cui pelo sul fianco sinistro era striato e chiazzato mostrando la carne liscia. Cicatrici: probabilmente era scampata ad un altra battuta di caccia e ora cercava di ricongiungersi con il proprio branco.

    Muovendomi il più silenziosamente possibile, mi sistemai sul terreno fresco, poggiando una gamba per darmi il giusto appoggio. La mano destra roteò lentamente all'indietro, prendendo una freccia e incoccandola all'arco.
    Ci fu un lievissimo rumore, provocato dalla corda in tensione. Aspettai il momento giusto, quando l'animale si sarebbe fermato e avrebbe scoperto il collo...

    Voci.

    La femmina drizzò le orecchie in direzione del nuovo rumore e, spaventata, scappò via, dimostrando una velocità che le ferite avrebbero dovuto invece smorzare.
    -Dannazione!-
    Mi alzai di scatto, per afferrare il pugnale e inseguire l'animale, quando mi fermai.
    Le voci che avevano messo in allerta la mia preda ora mi giungevano chiare. Voci. Voci di non orchi.
    -...dannazione.-

    Poco più in la c'era, appunto, un sentiero, attraversato da due esseri dalla pelle chiara. Riconobbi la ragazza come elfo, per via delle orecchie appuntite, ma non capii cosa fosse il suo accompagnatore. Probabilmente un elfo anche lui.
    Nella mia agitazione commisi un errore: con la spalla urtai delle selci. Dalla reazione dell'elfa capii che la mia posizione era rilevata, quindi uscii allo scoperto.
    Alto, la faccia sporca di fango, i capelli raccolti in una coda di cavallo e l'arco stretto in pugno. Non tentai nemmeno di nascondere cosa fossi.

    -Avete spaventato la mia preda.- commentai, indurendo lo sguardo.





    Edited by Sarcad® - 13/5/2012, 01:39
     
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  6. -Midnight-
     
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    Lastor Yurkin


    EdhelNer

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    Ci saremmo fermati lì per la notte. L’indomani avremmo proseguito il viaggio. Tuttavia Ithil sembrava propensa a farsi prendere dall’ansia. Probabilmente non aveva mai viaggiato da sola come invece avevo fatto io. Forse era nervosa, forse sentiva rimorso per ciò che era accaduto la sera prima. Non importava, prima o poi le sarebbe passato. Durante gli ultimi attimi avevo sentito la sua voce schiarirsi e alleggerirsi dalla tensione che prima l’aveva caratterizzata.
    -Non saremo soli ma non c’è molto da preoccuparsi-
    Dissi poco prima di rimangiarmi tutto. Sentii una voce provenire da degli arbusti e quando vi prestai attenzione, vidi spuntare un orco proprio vicino a noi. Disse che gli avevamo fatto fuggire la preda. Purtroppo non ne eravamo coscienti e speravo che non avrebbe cambiato il suo menù quotidiano includendo noi due. Eravamo disarmati e neanche con tutto l’impegno avremmo potuto sbarazzarci di un orco armato. Tuttavia pensavo che non sarebbe stato così stupido.
    -Salute a te orco. Siamo in viaggio e non era nostra intenzione spaventare la tua preda. Se vorrai saremo lieti di condividere le nostre provviste con te per questa notte. Non siamo ostili verso di te quindi dimostriamoci civili gli uni con gli altri-
    Mentivo, avevo paura degli orchi e temevo per la mia vita.


     
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  7. LunaTyche
     
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    Ithil


    Elfo

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    Non passò molto tempo prima che la fonte del rumore proveniente dalla boscaglia si palesasse ai nostri occhi. Solo che il viaggiatore che mi ero immaginata fino a qualche secondo prima non rispecchiava minimamente la figura che ci ritrovammo davanti. Un orco, era lui ad aver provocato quella brutta sensazione che avevo avvertito qualche istante prima. Rimasi in silenzio a fissarlo un attimo, mentre Lastor tentava di farmi passare la tensione notai come nelle sue parole successive fosse spaventato e preoccupato quasi quanto me. Non che avessi qualcosa contro gli orchi, ma sapevo che in casi particolari non ci si poteva ragionare o probabilmente non ci si poteva ragionare mai. Senza che io potessi parlare Lastor aprì bocca prima di me scusandosi per lo spiacevole incidente che non avevamo causato volutamente e propose all'orco di dividere con noi le nostre provviste almeno per quella notte. Lo guardai un'attimo perplessa: aveva la vaga idea di quanto mangiasse un orco? Alzando un attimo gli occhi al cielo mi voltai completamente verso l'essere che adesso ci guardava con aria di disgusto e con lo sguardo indurito dalla perdita della sua preda, uno sguardo che probabilmente di fondo portava la convinzione radicata in quella razza che gli elfi, come gli umani o qualsiasi altro che non fosse orco, provassero nei loro confronti disprezzo e senso di superiorità. Fortunatamente la cosa che avevo imparato era che il cuore di un uomo , orco, umano o nano che fosse, si valutava con le azioni, io speravo che quell'orco avesse un cuore buono e che non ci sbranasse al posto della sua cena fuggita. Affiancai Lastor lentamente, lasciando che Elros si fermasse alla distanza che desiderava, non amavo far innervosire il mio cavallo, e poi con un tono pacato e forzatamente privo di paura guardai l'uomo
    il mio compagno di viaggio ha ragione...non era nostra intenzione privarvi della vostra preda
    dissi in un sussurro quasi percettibile sperando di apparire quanto più tranquilla e pacifica possibile
    quindi se vorrai saremo pronti a dividere le nostre provviste con te e a proseguire il nostro viaggio verso le tue terre
    aggiunsi con lo stesso tono abbozzando appena un sorriso
    Sperai vivamente di essere stata convincente anche se non avevo detto ne più ne meno di quello che aveva detto Lastor. QUando Elros prese ad agitarsi gli accarezzai il collo lentamente senza distogliere lo sguardo dall'orco che avevamo davanti e sperai, vivamente, che non vi facesse del male.


     
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  8. Sarcad®
     
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    Aroch gro-Dragol


    Orco

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    n1QM1
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    Non era la prima volta che incontravo il popolo delle foreste, i Traditori.
    Durante le mie prime cacce, quando ancora ero costretto a viaggiare in gruppo, mi era capitato di osservare, nascosto nel folto della vegetazione, quelle strane creature aggirarsi con innata grazia fra gli alberi delle foreste e dei boschi. Ricordo con quanta facilità ostentavano quella tranquillità in mezzo alla natura, mentre io e gli altri giovani orchi dovevamo impegnarci seriamente solo per non informare il mondo intero che eravamo li.
    Avevo anche combattuto contro qualche non-[/color]orco, in quanto qualche folle idealista che tentava di scavalcare il confine per andare a caccia di orchi c'era sempre.

    Le loro teste ora adornavano l'entrata al nostro villaggio.

    Ma invero questa era la prima volta che mi fermavo a fare conversazione con loro. Conoscevo le loro storie, il loro tradimento verso Asura sopratutto, attraverso i racconti e le ballate raccontate dai nostri sciamani, ma non sembravano avere quell'atteggiamento altezzoso e incurante che mi ero sempre immaginato.

    Questo non impedì alle parole del giovane ad irritarmi.
    -Il mio popolo soffre la fame da generazioni, e non è con le tue provviste che potrò sfamarlo.-
    commentai, con tono duro. Era vero. Vivere in una terra priva di alberi e di animali era dura. Molto dura. La caccia in queste terre era l'unica fonte sicura di sostentamento, e il loro intervento mi aveva privato di quello che probabilmente avrebbe potuto sfamare una famiglia intera per diversi giorni.
    Fui tentato di estrarre il pugnale, la cui impugnatura sporgeva in maniera così invitante dalla mia cintura... ma non lo feci.
    Non potevo.
    -Ringraziate le vostre leggi di carta. E ringraziate che il mio clan le conosca e decida di rispettarle.-
    borbottai, serrando le mani a pugno ma rilassandole subito dopo.
    La legge del Clan prima di tutto.
    -E tu, Elfa...- continuai, come per sfogarmi, -...non deve certo essere un Figlio di Asura ad insegnarti la discrezione da tenere in questi luoghi.- conclusi, voltando lo sguardo verso la cavalcatura, guardandolo intensamente. Quello era un animale di cui avevo solo sentito parlare, ed era maestoso il doppio di quanto avessi immaginato.
    Soffiai forte, in segno di rispetto, pensando che l'animale potesse capirmi.

    Un particolare delle parole della ragazza, comunque, mi avevano profondamente turbato.
    -Quale motivo potrebbe mai spingere due della razza dei Traditori a entrare nel territorio dei Figli di Asura? Noi non abbiamo niente che possa interessarvi.-




     
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  9. -Midnight-
     
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    Lastor Yurkin


    EdhelNer

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    La tensione sembrò mantenersi alta anche dopo che Ithil e l’orco decisero di scambiarsi parole. In virtù delle nostre leggi sembrava che saremmo stati risparmiati, almeno per quella sera. Tuttavia sembrava che qualcosa mi sfuggisse, come se tra orchi ed elfi ci fosse qualcosa che io, di formazione nana, non conoscevo. Mi voltai verso Ithil e sorrisi
    -Di cosa sta parlando? Sai per me che sono cresciuto tra i nani sfugge cosa voglia dire essere un elfo. Se mi potessi spiegare ne sarei molto contento-
    Effettivamente sapevo molte cose sui nani, non altrettante invece sugli elfi. Dovevo conoscere di più sul popolo del reame boscoso poiché metà del mio sangue aveva le sue radici in esso. Al contrario non ero legato se non per vissuto alla grande popolazione dei nani. Nessuno, a mio parere, sapeva godersi la vita meglio di loro. Ogni maschio si sarebbe trovato a casa in una società così basata sulla virilità. Mi voltai poi verso l’orco. I nani si credevano diversi dai figli di Asura ma non li detestavano, li consideravano semplicemente come guerrieri che avevano fatto una scelta diversa dalla loro. Trattarlo come guerriero sarebbe stato la cosa migliore. Scesi dunque dal mio cavallo e mi avvicinai sostenendo il suo sguardo ma non trasmettendo ostilità. Era la prima volta che vedevo un orco e volevo sopravvivere per raccontarlo, allo stesso tempo volevo imparare più cose possibili.
    -Figlio di Asura, io sono Lastor di Lenora ed è un piacere fare la tua conoscenza-
    Gli porsi il braccio in modo che potesse afferrarlo e completare il saluto. Se lo avesse fatto avrebbe voluto dire che mi riconosceva come alleato e mi porgeva il suo rispetto come io stavo facendo con lui. Forse non lo avrebbe fatto o forse si, solo il fato sapeva cosa sarebbe successo.


     
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  10. LunaTyche
     
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    Ithil


    Elfo

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    AsKoU
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    Quello che l'orco disse di li a poco mi lasciò senza alcuna parola: il suo popolo pativa la fame e non sarebbero state le nostre provviste a sfamarlo. Mi sentii quasi impotente, come se l'essere un elfo difronte a quell'orco fosse una cosa sbagliata. Ma sbagliata era la sensazione e se lui partiva dal presupposto che io fossi una traditrice come il mio popolo allora sulla sua testa pendeva il peso di tutti gli umani, gli elfi e i nani periti per i capricci di Asura. La storia la si conosceva, ma probabilmente quei popoli senza una regola ne un ordinamento, dovevano la loro stessa vita ad Asura, l'unico che non li aveva mai abbandonati. Sostenendo lo sguardo dell'orco lasciai che Elros si calmasse e si abituasse alla presenza dell'uomo poi, quando nuovamente si rivolse a me, presi un bel respiro profondo e lo guardai con calma
    il bene del Clan prima di ogni cosa Orco
    sussurrai nuovamente tenendo il volto alto sul suo senza calare lo sguardo
    e mi compiaccio davvero che conosciate le nostre leggi scritte e le rispettiate, questo vi fa solo onore, come fa onore a me conoscere la discrezione e la prudenza che bisogna avere nell'attraversare queste terre...
    continuai addolcendo lo sguardo e ,sentendo la domanda di Lastor arrivare con tono pacato alle mie orecchie, risposi ruotando il volto
    Vedi Lastor l'Alleanza detiene una sorta di tacito accordo con le popolazioni di Ohen: loro rimangono entro i loro confini e non invadono le città dell'alleanza, noi lasciamo che posseggano il territorio che appartiene loro dall'alba dei tempi
    spiegai a Lastor vedendolo scendere da cavallo mentre l'orco ancora formulava le ultime domande
    E' proprio per questo che mi reco nelle vostre terre, per tenere saldo il tacito accordo che l'Alleanza rispetta da tempi immemorabili. Ithil...principessa di Tagath
    ripresi a dire sorridendo ancora più dolcemente quando mi presentai alla creatura che avevo di fronte. Non volevo essere ne ostile ne altezzosa o acida, ma sperai vivamente che non si pappasse Lastor che era sceso da cavallo per avvicinarsi all'orco che mi appariva ancora abbastanza arrabbiato per aver perso la sua preda.


     
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  11. Sarcad®
     
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    Aroch gro-Dragol


    Orco

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    Molte cose vennero dette, in quello scambio di battute. Cose che, a causa della mia scarsa esperienza nella conoscenza delle altre razze, non capì. Il ragazzo che accompagnava la figlia dei boschi sosteneva di essere cresciuto fra i nani. Personalmente non avevo mai visto un nano in vita mia, ma da come li dipingevano i racconti delle tradizioni del clan, dovevano essere un popolo fiero, massiccio, scolpito nella pietra.
    Una popolazione degna di onore, per certi versi molto simile a quella degli Orchi.
    Ero anche a conoscenza delle guerre che avevano visto loro e gli elfi come protagonisti, e stentavo a credere che ora un rappresentante della loro razza stesse accompagnando una dama del bosco.
    Tuttavia non mi sembrava che stessero mentendo, e in ogni caso, se quello era un viaggio diplomatico, forse la presenza di un nano serviva a garantire per lei, visti i rapporti, diciamo più rilassati, fra nani e orchi.

    Il presunto nano infine si presentò, tendendo la mano verso di me. Conoscevo quella forma di saluto, mi era stata insegnata dall'Uruk in persona, nonostante non facesse parte della nostra tradizione.

    -Io sono Aroch gro-Dragol, del clan dei Grokan.- commentai con una punta di fierezza nella voce, portando un pugno al petto e battendolo forte sopra il cuore.
    Tuttavia non ricambiai quel saluto che mi veniva porso.
    -Non conosco ancora il tuo valore, figlio dei nani.- spiegai con voce neutra, come se fosse la cosa più normale del mondo.

    Fu la volta dell'elfa, che spiegò brevemente quali fossero i rapporti fra le loro due razze.
    Sputai a terra con indifferenza, come se avesse appena scacciato una mosca fastidiosa.
    Con una mano mi tolsi un grumo di fango dalla faccia, rivelando i lineamenti grezzi che prima erano vagamente nascosti.
    -Una spiegazione esauriente, elfa. In pratica voi evitate i nostri attacchi, mentre noi otteniamo... cosa? Una terra nostra di diritto, una palude che odia i suoi stessi figli?- il tono era basso, ma animato da una bassa nota feroce.
    Mi misi a tracolla l'arco, sia perché ero stanco di tenerlo in mano, sia perché volevo far capire ai due che non avrei avuto intenzione di usarlo. Almeno, non su di loro.

    -Se sei diretta alla nostra terra, Traditrice, ti consiglio cautela e accortezza. Noi conosciamo le vostre leggi di carta, e la maggior parte di noi ha abbastanza onore da decidere di rispettarle. Ma perfino l'Uruk potrebbe perdere le staffe per una parola di troppo.- commentai, voltandomi verso il folto della foresta, osservando il fogliame e annusando l'aria. Chiusi gli occhi e espirai profondamente.

    -Vi condurrò alla nostra terra. Con la vostra discrezione un cacciatore con meno scrupoli di me potrebbe "scambiarvi" per un cervo. L'Uruk dei Grokan sarà il primo a sentire le tue parole, elfa.- commentai come un lamento.
    La prospettiva del viaggio di ritorno, con la sola selvaggina cacciata nel viaggio di andata (qualche lepre) e per di più in compagnia dei due non orchi non lo allettava sicuramente.
    Ma era convinto che l'Uruk sarebbe stato ansioso di parlare con quella figlia dei boschi... sopratutto se era chi diceva di essere.

    -Accettate il mio aiuto, o lasciatemi alla mia caccia.- conclusi, voltandomi nuovamente per guardarli.



     
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  12. -Midnight-
     
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    Lastor Yurkin


    EdhelNer

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    Nonostante cercassero di mantenersi in buoni rapporti, le parole dell’uno toccavano le parole dell’altro, in un modo tale che Ithil e Aroch non riuscivano neanche a spiegarsi. C’erano rapporti tesi tra l’alleanza e gli orchi, forse proprio per quello si spiegava il motivo di quell’ambasciata. Non avrei saputo fare niente per convincerli che quell’ostilità che stentavano a dimostrarsi era inutile. Aroch, così si presentò l’orco, decise di non rispondere al mio saluto, poiché non conosceva ancora il mio valore, decise tuttavia di presentarsi, meglio di niente. Dopo un altro scambio di battute tra i due, Aroch si propose come guida verso il suo villaggio, che comunque Ithil avrebbe dovuto visitare per la sua ambasciata. Non vedevo per quale motivo rifiutare, così mi diressi nuovamente sul mio cavallo e, guardando l’orco, sorrisi.
    -Credo che una guida potrà esserci utile Aroch il fiero, perciò ne accoglieremo i benefici. Come guardia del corpo della principessa mi faccio carico della scelta-
    Dissi spronando il mio cavallo a riprendere il passo. Avevo tolto a Ithil la possibilità di scelta, però in qualche modo sapevo che quell’orco ci sarebbe tornato molto più utile di quello che avrebbe potuto sembrare in un primo momento. Dopo esserci rimessi in cammino, affiancai appena Aroch in modo da poter scambiare qualche chiacchiera.
    -Non sono un vero figlio dei nani. I miei genitori appartenevano alla razza umana e a quella elfica, decisero tuttavia di abbandonarmi alla gente di Lenora che mi crebbe come uno di loro. Non avrò il fisico del nano, ma sicuramente il suo cuore-


     
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  13. LunaTyche
     
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    Ithil


    Elfo

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    AsKoU
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    L'orco si presentò rifiutando di salutare Lastor come un vero guerriero. Non ne conosceva ancora il valore e lo guardai quasi con ammirazione quando compì quel gesto. Probabilmente ero inconsciamente irritata per essermi lasciata andare in quel modo con lui la notte prima e in cuor mio sapevo che il valore del mezz'elfo risiedeva più nel suo cuore che nei suoi muscoli. Quando spiegai a Lastor la situazione, l'orco sputò a terra come se avessi detto chissà cosa, asserendo che a loro rimaneva la palude che odiava i suoi stessi figli. In un movimento quasi impercettibile mi raddrizzai sulla schiena quando mi chiamò traditrice, facendomi prendere un respiro profondo tentai di mantenere il controllo per la mia vita e quella dell'uomo che mi ero caricata dietro poi, mantenendo un tono pacato, guardai Aroch lasciando la tranquillità negli occhi e tenendo buono il fuoco che bruciava dentro
    L'Alleanza non ha mai chiuso le porte delle proprie città ai figli di Asura Aroch
    dissi con un tono deciso e la gentilezza negli occhi
    e non è l'onore della tua razza o dei tuoi capi che adesso viene messo in discussione. So benissimo come e di cosa discutere con i vostri Uruk, e se il bene del clan viene prima di tutto allora sapranno bene che è più conveniente darmi ascolto che perdere le staffe
    conclusi poco prima che Aroch si proponesse come guida fino alle sue terre e al suo villaggio. Stavo per rispondere quando Lastor intervenne per me assumendosi la responsabilità della decisione come mia guardia. Sgranai gli occhi: togliermi sia la parola che la capacità di decidere era qualcosa che sinceramente non mi andava giù. Rimasi in silenzio socchiudendo gli occhi in due fessure irritate ed infastidite e fulminai Lastor per qualche secondo. Sicuramente volevo che Aroch ci accompagnasse, ma lasciarmi parlare e decidere no?
    Presi ancora un profondo respiro e raddrizzando nuovamente la schiena tornai con il volto all'orco allargando nuovamente le pupille e distendendo il volto
    te ne saremo grati Aroch...
    sussurrai mettendomi in cammino con loro. Prima di avanzare però affiancai Lastor tenendo lo sguardo fisso davanti a me
    sarei più felice la prossima volta di rispondere io ad una domanda che viene posta a me. Hai fatto un'ottima scelta certo, ma ho una lingua e un cervello per prendere le decisioni....probabilmente stanotte deve esserti sfuggito
    sussurrai appena ruotando il volto per qualche secondo sul suo, alzando un sopracciglio in un'espressione provocatoria e seria allo stesso tempo, lasciai che Elros avanzasse e che i due rimanessero alle loro conversazioni. Io dal canto mio ero stanca e così,senza neanche pensarci, mi piegai in avanti poggiando il busto eal collo del mio "unico amico" e affondando la guancia nella sua criniera presi ad accarezzarlo, lasciando che seguisse la sua naturale andatura.

     
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  14. Sarcad®
     
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    Aroch gro-Dragol


    Orco

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    Sembrava che la mia proposta fosse stata accettata da entrambi, anche se a parlare direttamente fu soltanto Lastor.
    Sarei un ipocrita se non ammettessi che l'aggettivo usato dal mezz'elfo non mi riempì d'orgoglio. Aroch il Fiero... questa doveva essere l'impressione che davo.
    Istintivamente gonfiai il petto, ma mi detti comunque un contegno.
    L'incontro con le razze Traditrici non era andato esattamente come avevo pensato... e probabilmente è meglio così, per entrambi i gruppi.
    L'incontro non solo si era probabilmente trasformato in qualcosa di utile al clan, ma mi aveva anche dato l'occasione di confrontarmi con gli esponenti di quelle razze di cui tanto avevo sentito parlare nelle ballate davanti al fuoco, da giovane.

    Non erano i primi che incontravo, in effetti... ma erano i primi con cui avevo parlato, se per parlare si esclude le urla e i canti di guerra.

    Il gruppo si mise pertanto in movimento. Io davanti, a scegliere il percorso, gli altri due a seguirlo, a cavallo delle doro cavalcature.
    Li sentì scambiarsi un paio di battute a bassa voce, di cui riuscì a capire solo qualche frammento.
    Un angolo della bocca mi si piegò in un piccolo sorriso, come se la cosa mi divertisse.
    Poi il mezzo sangue mi si affiancò, probabilmente per scambiare qualche commento.
    -E' la tua femmina?- domandai, lanciando un occhiata all'elfa.

    Restai concentrato sul ritrovare la via che avevo attraversato prima, cercando quando serviva un percorso alternativo per non mettere in difficoltà i quadrupedi.
    Tuttavia la spiegazione che mi venne data mi sorprese.

    Mi voltai a fissare il giovane ragazzo, cercando di riconoscere quali fattezze fossero umane e quali elfiche.
    Non ci riuscii, ma scoprii anche che la cosa importava poco.
    -Non è il fisico a definirci. Quello può essere cambiato, allenato. E' il nostro cuore.- commentai, tornando a concentrarmi sul cammino da intraprendere.
    -... il cuore e l'animo. In questi noi troviamo la forza per combattere, figlio di Lenora.- conclusi, afferrando la spada e recidendo un ramo basso che avrebbe rallentato i cavalli.

    Dopo qualche minuto di cammino, il gruppo sbucò in una radura, dove una piccola tenda e una sacca accanto ai resti di un braciere li accolsero.
    -Il mio accampamento. Datemi un attimo. commentai iniziando a smontare la tenda con gesti rapidi e meccanici.

     
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  15. -Midnight-
     
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    Lastor Yurkin


    EdhelNer

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    nXDli
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    Ithil mi riprese immediatamente dicendo che era perfettamente in grado di pensare ed esprimere un suo giudizio. Come potevo farle capire che l’orco avrebbe visto molto più di buon occhio una sua leadership rispetto a quella di una femmina? In una popolazione guerriera c’era una silenziosa predominanza maschile che veniva data per scontata. Non risposi alla sua provocazione, preferivo riflettere. Aroch mi chiese se la principessa fosse la mia femmina. Come spiegargli che era stata mia per una notte, la stessa in cui l’avevo conosciuta? Avevo approfittato di lei dando fondo ai più bassi istinti e la mattina successiva non era stata in grado di rivolgermi la parola se non per prendermi con sé in quell’avventura. Era una situazione complicata, però probabilmente avrei spiegato tante cose dicendo la verità. Risposi semplicemente
    -Lo è da ieri notte. E’ ancora un po’ scossa-
    Fu l’unica cosa intelligente che riuscii a dire. Assurdo come a volte il corpo dica le cose meglio di quanto possa fare la nostra lingua. Se uno mi avesse detto di comunicare a pugni sarebbe stato molto meglio. Un sanissimo cazzotto poteva trasmettere molto meglio un emozione che le parole. Esistevano i pugni di amicizia, di rispetto, di stima, di odio, di sfida, d’amore. Si! Esistevano anche i pugni d’amore, di quelli che ti davano le nane per atteggiarsi a grandi guerriere. In realtà la cosa che voleva era un’altra ma non era importava in quel momento. Arrivammo in quello che era l’accampamento di Aroch, formato da poche e semplici cosa per passare la notte.
    -Quando sei pronto riprendiamo il cammino-


     
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